CALL ME (NOT)

Sono da poco passate le due di notte ma l’uomo seduto nell’elegante studio, pur indossando pigiama e giacca da camera, non può cadere preda della dolce tentazione di Morfeo. Non deve. Ha i nervi a pezzi, il viso stanco – la barba di due giorni peggiora il suo aspetto, facendolo apparire anche più vecchio di quanto non sia in realtà. Vecchio e saggio, avrebbe detto, sino a poche ore prima. Prima dell’errore. Prima di quella maledetta telefonata, prima dell’inganno, prima che gli strappassero poche, fatali parole. Rivelatrici del suo animo.

Come aveva potuto, essere così incauto? Lui, proprio lui, una vita dedicata ai libri, allo studio, all’analisi. Una vita trascorsa a rintracciare il più recondito significato in ogni dettaglio, valutando, soppesando. Sentenziando. E poi, in pochi minuti, uno specchio rovesciato e lui, lui come Alice, era passato dall’altra parte. La parte della voce dal sen fuggita. Sente le palpebre farsi pesanti ma ancora non può dormire, non deve.

Quello che ora è il suo più mortale avversario giace sdraiato sulla schiena, riverso sulla lucida superficie in noce della scrivania. Il cellulare. Ha taciuto, nelle ultime ore, eppure – l’uomo ne è certo – questa è soltanto una condizione provvisoria. Sente che l’agonia dell’attesa sta per finire. Sente che una nuova chiamata sta per arrivare. Se solo potesse smettere questo gioco, se solo potesse dedicarsi al compito che gli è stato affidato, quel compito grave, importante ed urgente che l’intera nazione attende lui svolga.

Accade in simultanea, un tic nervoso ed incontenibile deforma per un istante la sua guancia e la suoneria del telefono assalta la tranquillità della notte primaverile. Fa freddo, nella stanza. Ancora più freddo, quando risponde.

“Pronto”

“Sono io”

Lo stomaco gli si contrae, un’improvvisa nausea gli toglie le forze. Quella voce femminile, arrochita ma calda. Così familiare. Così confidenziale.

“Davvero pensi che potrei cascarci due volte? Davvero pensi che sia così stupido?”

“Non capisco, ma cosa dici? Volevo solo sapere come stavi, perché mi tratti così?”

Quell’intonazione. E’ lei, non ha dubbi, lei, quella vera – oppure no? Oppure la stanchezza, il peso delle responsabilità gli stanno giocando un brutto scherzo?

“Come sto? Sto come qualcuno che non può più rispondere al telefono. Sto come qualcuno che sta per riattaccare”

Per un breve momento, non giunge suono dall’altra parte, salvo il respiro – no, meglio, un rallentato, dispiaciuto sospiro. E se mi sbagliassi? Lei è dalla mia parte, non posso farle questo. Prima che possa dire qualsiasi cosa, però, è proprio la sua interlocutrice a parlare.

“Capisco. Lo so che non stai bene. Volevo solo dirti che mi preoccupo per te. Cerca di dormire. Ci sentiamo”

Ora non ha più dubbi, nessuna stanchezza, nessuna missione impossibile lo possono ingannare. Cerca le parole, vorrebbe dire, vorrebbe spiegare, sfogarsi. Dirle la verità. Ed invece, lei lo gela, congedandosi.

“Stammi bene. Buonanotte, Bruce”

Ha una sola risposta possibile. E questa volta non sbaglia.

“Buonanotte, Joker”

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metallicleft

Nato a Milano nel 1960, diploma di Ragioniere, dal 1981 dipendente di quello che attualmente è uno dei principali gruppi bancari europei - questo, per la superficie. Al di sotto (o di lato), prova a scrivere e disegnare fumetti, sceneggiature per corto e lungometraggi, fino a quando la (quasi per gioco) partecipazione ad un concorso letterario estero per racconti brevi si conclude con un successo: primo premio al 1° Concorso Internazionale di Letteratura Fantastica della Repubblica di San Marino (1997), successo ripetuto nella terza edizione (1999). Più difficile essere profeti in Patria ma dopo debita serie di tentativi a vuoto pubblica il primo full-lenght (romanzo, insomma) nel 2004, "Extreme Defence" cui fa seguito, a maggio 2012 un prequel: "Extreme Defence: Sandriders" (Caosfera Editore). A luglio 2012 ripubblica "Extreme Defence" in versione e-book - e non solo perchè possiede già da anni un Kindle.