Comunicazione di servizio # 6

Si informano i gentili elettori che non è democratico minacciare di espulsione dal partito chiunque si trovasse a dissentire da una decisione presa a maggioranza; pertanto, chi ritenesse di non votare la fiducia al nuovo governo lo potrà fare, in tutta serenità.

Si raccomanda, successivamente, di utilizzare la scusa della seminfermità mentale.

OCCUPAZIONE (comunicazione di servizio)

A quanto sembra, martedì prossimo potremmo assistere all’occupazione delle Camere da parte di una parte (non maggioritaria) delle Camere stesse. Presenti sino alla mezzanotte, magari anche oltre. Presenti ed occupanti per obbligare il Parlamento a formare le fatidiche commissioni, a dispetto della semplice regoletta – ma cosa sono queste regole? Lacci e lacciuoli, no? – secondo la quale le commissioni non si possono formare se ancora non è stato formato il Governo.

Sarebbe ironico, non fosse che l’occupazione d’un Parlamento, in qualunque Paese, evoca dolorosi ricordi di colpi di stato e dittature. E anche se da noi qualunque evoluzione storica è in salsa amatriciana, un’azione del genere non promette nulla di buono.

Certo, se fossimo un popolo onesto e davvero rispettoso dell’etica e della morale, martedì non lasceremmo da soli gli azionisti (ops, nel senso di persone che agiscono – anche se, visto il leader/testimonial..) di un terzo del Parlamento ad occupare il luogo che è di tutti. Se fossimo un popolo onesto, martedì sera, occuperemmo tutti almeno una camera di casa nostra, possibilmente una dotata di specchio.

E riflettendo(ci), magari potemmo vederci per quello che veramente siamo, all’interno di questa crisi mondiale: uno scherzo stupido ed incosciente.

Non una comunità che opera per la ricostruzione.

NAPOCALYPSE NOW

Interno, Quirinale. Il Candidato viene fatto entrare nella stanza del Presidente; la stanza è avvolta nel buio, il Presidente, appena visibile, sdraiato su una branda da campo. Il Candidato tossisce nervosamente, per darsi un tono ed attirare l’attenzione.

Il presidente lo ignora. Si solleva con atavica ma orgogliosa lentezza dalla branda, allungando una mano verso una brocca. Bagna la mano poi, sempre con orgogliosa ma atavica lentezza, si massaggia il cranio pelato. Di colpo, continuando a massaggiare, pone una domanda al Candidato.

“Lei è un assassino?”

Il Candidato è sorpreso, trasale; riesce, con un guizzo di lucidità, a dire: “Presidente.. ma che cazzo..”

Il Presidente solleva il volto, verso un fioco riflesso di luce. Ha un’espressione fiera, assorta. E’ un vecchio combattente che prepara l’ultima battaglia. Osserva con sguardo da entomologo il Candidato, quindi:

“Lei è un garzone di bottega, mandato dal droghiere a saldare i sospesi”

“S-sì, Presidente, Come vuole. Non ci ho capito un cazzo, però.. mi ha chiamato lei, ricorda?”

Il Presidente sospira. Solleva una mano in aria, descrive una vibrante e rispettosa traiettoria, quasi accarezzasse il fianco della donna amata. “Il Paese”, mormora, “il Paese ha bisogno. Brucia la casa. Vendi la macchina. Governa, ORA”

La mano si ferma, non descrive più, si abbassa. Anche il volto del Presidente si abbassa, come offrendo la nuca per un sacrificio. Solo il tempo di un saluto.

“Forma questo maledetto governo. Ora levati dai piedi, Matteo”

Matteo si toglie dai piedi, di nuovo tossendo. Il vecchio, lui, non l’ha mai capito – non li regge proprio, i vecchi. Esce dalla stanza, sbattendo gli occhi per difendersi dalla ritrovata luce. Mentre si allontana, sente il Presidente borbottare tra sé.

“L’orrore.. l’orrore”