Riassunto: non giova granché essere giovane, segretario e tintore se il ticket sanitario è obbligatorio anche se NON si ha bisogno.
“Forza. Qui le regole sono uguali per tutti. Si metta in coda”.
Luca osserva il volto severo della Responsabile, quindi torna a guardare gli utenti in coda. Non può credere a quello che vede, non può capire quello che sta succedendo. Però si pone delle domande, la qual cosa è sempre un primo passo, per un buon politico.
“Ascolti, l’ultima cosa che ricordo è che stavo cercando di creare uno smacchiatore universale ed egualitario: nessuna macchia deve restare indietro. Invece, mi è esploso in faccia, poi mi sveglio qui e c’è un ragazzo in corridoio tagliato a metà che cerca una playstation e adesso.. questo..”
Indica la fila, sempre intenta a pagare e ripagare il ticket a morsi di carne. Sta per continuare ma la Responsabile gli taglia la strada.
“Questo, cosa? Questa è la realtà, questa è la gente, quella che voi politici non guardate mai! Sono le persone di cui dovreste occuparvi, guardi come sono ridotte – e lei, cosa fa?”
“Cosa faccio? Ma li ha visti bene? Questi sono.. sono dei..”
Ancora una volta, Luca viene interrotto.
“E allora? Che importanza ha che cosa sono? Vuole discriminare? Sono persone malate che hanno bisogno di assistenza, è un nostro dovere aiutarli. E stanno pagando il ticket che avete imposto voi!”
“Io non ho imposto un bel niente, ero contrario! E poi, cosa pagano.. si strappano i pezzi!”
La Responsabile solleva di scatto un minaccioso dito indice puntandolo ed appoggiandolo al cuore del giovane tintore.
“E questo non la commuove? Così, li avete ridotti”
Spinge con il dito, quasi spostando Luca. Si allontana, senza dargli la possibilità di replicare. Tra sé, tuttavia, il giovane segretario, avvezzo a trarre sempre insegnamenti utili da ogni situazione, elabora una profonda riflessione.
“Sono così commosso che potrei strapparmi il cuore.. ma, scusate, ho dimenticato il mio bisturi a casa”
(continua)