THE WALKING PDEAD – Quindicesimo episodio

Sunto sunt:  nella valle incantata di Sbagliate Creanza sta per nascere una larga alleanza. Così convengono gli astanti, lavorare uniti, dialogare tutti quanti. Risolvere problemi, riparare ai torti or che i Cittadini son finalmente.. risorti.

“Non puoi ignorare la volontà popolare”, sibila, con rima involontaria (ma popolare) la non-più-tanto-fidata vice-segretaria Sara all’orecchio del non-più-riconosciuto-Sindaco-smacchiatore Luca. “E’ la volontà del popolo, prima gli interessi della Comunità, prima il bene del paese. La nuova Giunta deve includere tutti i rappresentanti di Sbagliate Creanza. Pensa al futuro. Saremo il laboratorio dell’intera nazione. Apriremo una strada. Verso la nuova società. Verso un futuro migliore”.

Luca non poteva credere alle proprie orecchie: quella collezione di stronzate doveva averla sentita almeno un milione di volte da quando aveva iniziato a fare politica, quindici anni prima. Era un giovane segretario giovanile. Strette di mano e pacche sulle spalle. E grandi visioni del futuro. Sara aveva solo due anni in meno di lui.

“Due anni non giustificano questa totale.. immaturità”, proclamò sciogliendosi dal quasi abbraccio nel quale Sara lo stava avviluppando. Non credeva alle proprie orecchie e non desiderava prestargliele ulteriormente; ma una nuova delusione lo aspettava: con gli occhi, non andava meglio.

La platea della Larga Alleanza era schierata davanti a lui, in fremente attesa, ripetendo come una litania le ultime parole di Sara: “GGBBBLLLuovaaa societàhhh.. MMMMMMMGGGGGHHHHHturo migliorehhhHHGGGG”. Questa era la nuova società? Era questo il futuro? Se era così, beh, il problema diventava davvero far avere ad ogni cittadino un refrigeratore. Per conservarsi.

“Ecco dimostrato perché invecchiando si diventa conservatori”, pensò.

(continua)

THE WALKING PDEAD – Tredicesimo Episodio

Gghhhnaaarrsunto: tutti riuniti nella cadente scuola elementare di Sbagliate Creanza. Il neo eletto sindaco smacchiatore; l’evoluente Pier Paolo Dito; eletti ed elettori. Chi più, chi meno, irrequieti. Chi più, chi meno, trapassati.

Luca non può credere ai suoi occhi, soprattutto alle sue orecchie: non soltanto nessuno lo sta ad ascoltare, Nella modesta aula di scienze della vecchia – e bisognosa di restauri – scuola elementare tutti parlano tra loro, inveiscono tra loro, litigano violentemente tra loro. Tutti insieme, appassitamente.

“Adesso BASTA!!”, urla il Sindaco spazientito, “non vi ho riuniti qui perché vi facciate a pezzi l’un l’altro!!”. La sua intenzione è chiara ma gli sguardi, ora cavi ora no, dei presenti, insinuano in lui il sospetto d’un fatale doppiosenso. Purtroppo, pur consapevole di questo, tradito dalle emozioni, Luca non riesce ad evitare di proseguire sullo stesso tono.

“Questo paese è morto, ve ne rendete conto? E’ indispensabile un cambiamento, dobbiamo risorgere dalle nostre ceneri, dare una risposta ai problemi, scuola, lavoro, sanità, case.. dobbiamo dare una casa ai nostri giovani, alle nostre giovani coppie, un nido per la loro vita..”

Lo scheletro imbiancato sul fondo dell’aula lo sta davvero fissando con odio (e mascella pendula). Per alcuni secondi, Luca avverte una morsa gelida allo stomaco prima di rendersi conto che è il vecchio scheletro di plastica dell’aula. Almeno lui, non è mai stato vivo. Rinfrancato, prova di nuovo ad assumere il controllo della situazione.

“Silenzio! Ma vi rendete conto, vi sembra un comportamento da adulti? Sembrate ragazzini immaturi e brufolosi”

“Pustole”, lo corregge Dito mentre esegue un triplo salto mortale all’indietro ma anche un po’ in avanti, “non sono brufoli, sono pustole. Ma stavi andando bene. Ora però guarda me”. Con un solo movimento del piede, il 5-rotelle frena, piroetta su sé stesso e si rivolge agli astanti: “GgghhhnaaAAAHHHHH! Allora, brutti vecchi puzzoni, la finite? Volete ancora stare a sentire questo qui che rappresenta la vecchia politica? Che dice di essere il Sindaco? Ditegli voi, chi ha la maggioranza!”

Sollevamento di teste. Sussulto generale. Passo avanti simultaneo. Caduta di vermi scossi dai loro nidi di carne: “BBBGGGLLLHHHNooooi siaaaHHHHHmo laHHH GGGGMaggiohhranzaahhHH”.

Luca non ci crede. Non può essere: la scuola, l’aula di scienze, i simboli dell’istruzione e del progresso. E gli tocca discutere con un branco di decerebrati per accelerate cause naturali? E come lo si manda avanti, un paese, così?

“Dimettiti”, strilla una voce femminile all’improvviso, sovrastando con catarrosa grazia, tra il femminile ed il portuale, la confusa rivendicazione della maggioranza pustolosa. “Dimettiti, dobbiamo avviare la fase nuova!”.

E’ Sara, la sua fedele vice-segretaria. Come è possibile? L’ha voluta lui, nel partito; l’ha aiutata lui a crescere; l’ha proposta lui per l’incarico. Ne ha sempre rispettato e valorizzato il polemico dissenso appassionato – quasi da dirigente sindacale, tra il femminile ed il metalmeccanico. Sara. Sara che ha votato il suo programma. Ed ora, gli spara nella schiena?

“Sara! Ma.. e tutto quello che avevamo deciso prima?”, balbetta, incapace di accettare quello che sta succedendo; la sua vice, ora abbellita da una maglietta viola con la gentile scritta “Entro l’urne confortate di pianto/è forse il sonno del Partito men duro?”, lo squadra&inquadra con sguardo gelido, replicando:

“Prima era prima. Ora è ora. E se guardi loro, ora è allora”

“E.. allora?”, mormora Luca – decisamente spaesato…

(continua)