THE TALKING DEAD – Episodio 4

THE TALKING DEAD

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episodio 4

 

Sì, non c’erano dubbi: aveva detto “bambino”. Quella cosa orrenda aveva pronunciato una parola, male e gorgogliando ma l’aveva pronunciata. Proprio quella parola. Un caso. Doveva essere un caso. O forse no. O forse sì. Magari la sua immaginazione: l’uomo s’accorse all’improvviso d’essersi bloccato sulle gambe, le braccia abbandonate lungo il corpo, la catenina penzoloni nella mano. Il crocefisso cullato lievemente dalla brezza serale.

L’orrore lo osservava da meno di due metri di distanza, sempre con quella testa decomposta e infestata da larve e insetti curiosamente piegata di lato. Anche l’altro orrore, quello maschile, con quel ridicolo e consunto doppiopetto nero, lo stava osservando; con occhi fissi e vitrei, divorati dalla cataratta e dalle larve. Di colpo, l’uomo si rese conto che entrambe quelle cose indossavano abiti che ricordava d’aver visto solo in qualche vecchia foto di famiglia. I suoi genitori, si vestivano in quel modo.

Quelli non erano i suoi genitori ma la donna-cadavere aveva detto “bambino”, come se sapesse. Lo stavano fissando come se tutt’e due sapessero; peggio ancora, sembravano aspettare che lui dicesse qualcosa. Contro ogni logica e persino contro la sua stessa volontà, l’uomo parlò.

– Chi siete? Cosa volete? Che ne sapete del bambino?

Nuovamente, fu la donna a parlare, muovendo la testa come se i tendini marciti del collo avessero sostituito le corde vocali. Più che pronunciare parole, le esalò, accompagnandole con gesti spastici delle mani che sembravano voler sottolineare la sua defunta disapprovazione.

– gggmmbbhh.. biinoh.. bbbaahm.. biinooh.. ggh.. uhh.. uccisooh.

Ho bevuto, si disse l’uomo. Ho bevuto prima, senza rendermi conto di quanto possa avere ingurgitato e adesso vedo cose che sono soltanto nella mia testa, pensò trovando improvviso sostegno in quella così precisa e ampia spiegazione.  Un vero conforto. Spazzato dal rumore afono dei freni da bicicletta.

Si girò, già avvertendo il raggelante flusso della paura diffondersi nel sangue, antidoto malato alla sicurezza della presunta allucinazione: quel suono era troppo, troppo reale;  e non era tutto: riconosceva la persona dal respiro affannato appena smontata dal sellino, comprendeva perfino il motivo assolutamente logico per il quale si trovava lì.

Era il vecchio Aristide, il guardiano del cimitero.

 

THE TALKING DEAD – EP.3

THE TALKING DEAD

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episodio 3

 

Arretrò, brandendo la croce che portava al collo – dopo averla quasi strappata via nello sfilare la catenina – con mano tremante. I cadaveri lo stavano osservando senza muoversi, la testa leggermente piegata di lato come cani pazienti.

Cani infernali. Cosa avrebbero voluto fargli?

Come il personaggio di qualche film di serie B, mentre era intento a esorcizzare (Lui? Dentro di sé sapeva, al caso, d’essere il primo a necessitare d’un buon esorcismo) quell’abominio, inciampò, cadendo all’indietro. Un inglorioso atterraggio sulle arrotondate natiche  offese il suo Io ma salvò, tutto sommato, la schiena da danni peggiori.  A quel punto, il cadavere-donna mosse un passo in avanti. E una mano.

Come volesse aiutarlo a rialzarsi.

L’uomo (quello cosiddetto vivo) impugnava ancora la minuscola croce, perciò riprese la medesima azione: brandire il simbolo di tutto ciò che era (o avrebbe dovuto essere) Sacro, continuando ad arretrare. Solo che questa volta lo stava facendo da terra, strisciando e scalciando. La polvere della strada, mischiata a quella degli stivali, danzò in aria con pigra inerzia, perlopiù riversandosi verso le narici e la bocca spalancata dell’uomo.

La donna ritrasse la mano, perdendo nell’azione un buon quantitativo di vermi e qualche minuscolo brandello di carne molliccia e marcia. Dalla postura, si sarebbe detto che un’espressione di stupore le si era dipinta in viso; se avesse ancora avuto un viso, naturalmente.  Per questo, quando aprì la bocca, l’uomo terrorizzato non vide le labbra, peraltro rinsecchite e violacee, ma il biancore della mandibola che si spostava, tirando lembi di carne infestata da parassiti banchettanti.

– mmmgghh.. mmgbinohh.. baaah… mggh.. baahhmmbinoooh.

Aveva detto “BAMBINO”?

 

THE TALKING DEAD – ep.2

THE TALKING DEAD

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episodio 2

 

Non era uno scherzo della fantasia e non aveva (ancora) bevuto per quella sera. E l’ipotesi d’un paio di buontemponi ben truccati e profumati poteva essere verificata in un solo modo.

L’uomo si avvicinò, deciso a strappare quelle che riteneva essere due maschere di latex, impressionanti ma fasulle; nel frattempo, la coppia – l’apparente stato di decomposizione non era così avanzato da non poter distinguere il genere sessuale – sembrò voler proseguire per il proprio faticoso cammino, quasi indifferente all’incontro.

Per maligno istinto, l’uomo vivo scelse per prima la donna morta: vediamo come sei fatta davvero, bellezza, disse ad alta voce mentre le sue dita accarezzavano la guancia gonfia, livida e percorsa da orribili venature nere. Poi, di colpo, strappò.

La vista, poteva essersi ingannata con la luce morente del giorno.

L’odorato, poteva aver percepito la direzione sbagliata per quel fetore.

Il tatto gli urlò che senz’ombra di dubbio quella era carne marcia.

Fu d’aiuto anche il fatto che con quel gesto aveva strappato quasi metà volto alla donna, scoprendo lo zigomo e l’orbita oculare. Inoltre, c’era la brulicante colonia di vermi che dal lembo spugnoso di carne strappata si stava riversando sulla sua mano. L’urlo che uscì dalla bocca dell’uomo avrebbe di certo dato un dispiacere al parroco, qualora si fosse trovato nei paraggi; nondimeno, la scelta successiva, dopo avere scagliato in aria carne e vermi, fu quella di ripetere per un buon numero di volte il segno della croce. Per proteggersi e invocare protezione: non era mai stato davvero un credente né le sue azioni rientravano nella categoria “buon cristiano”; tuttavia, se i morti camminavano di nuovo, la spiegazione poteva essere una soltanto.

Il demonio era all’opera.

 

(to beeeee continueeeeeeed)