Visions

Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi; navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.

Ma non avevo ancora visto un b’rlusk-o’noid peloso mettersi il rossetto, gridando: “Siamo tutti puttane!”

Ho girato la mia nave e sono tornato su Alpha Centauri: lì, l’Azienda Sanitaria Stellare passa la rimozione dalla memoria degli eventi traumatici.

Booktella

“Irresistibile Nutella, soprattutto quando potrebbe diventare il datore di lavoro ideale. La Ferrero, per la prima volta, riesce a scavalcare Google come società preferita dagli studenti italiani di facoltà dell’area business. Seguono Unicredit, Intesa Sanpaolo e la Banca Centrale europea. Big G si conferma invece al primo posto per gli studenti di ingegneria, informatica, scienze naturali e precede Ferrari e Microsoft. A rivelarlo è la classifica “Italy’s most attractive employers” stilata da Universum, società specializzata nelle strategie aziendali per attrarre i migliori talenti, in base alle preferenze espresse da quasi 21mila studenti di 39 tra università e business school del nostro paese”.

(fonte: Il Sole-24Ore, 20 giugno 2013, articolo di Enrico Netti)

Così stanno le cose, per ben 21.000 studenti italiani Area Business, ancora in formazione ma già – giustamente – proiettati verso il momento del concreto ingresso nel mondo del lavoro. Dopo di che, è noto, la vita rimescola le carte ed i percorsi – ma l’afflato di una generazione non si disperde. Quindi, il futuro ed il comune sentire di questa nuova onda ci prepara i seguenti cambiamenti:

1) Google lancia il proprio tablet “BookTella”, l’unico con la cover in cioccolato fondente 90%, disponibile anche in versione cioccolato al latte; per studenti ed imprenditori finanziamento comunitario incorporato, attivabile con l’apposita App”PayTella”;

2) Unicredit crea una nuova linea di prodotti obbligazionari riservata ai piccoli investitori di età fino a 13 anni: Unicredit Fixed Tart, l’obbligazione a tasso dolce che paga interessi in monetine di cioccolata. In abbinamento, il c/c dedicato: Genius Smart Phone, l’unico conto corrente in forma di carta con display 3″ e sistema operativo Bankroid;

3) Ferrero prosegue nella proposta del proprio tradizionale prodotto di punta, in una nuova versione: Nutella Plus, la golosa crema interattiva che ti permette di navigare mentre la spalmi, grazie all’apposita fetta di pane al silicio nocciolato. La squisitezza di sempre diventa ‘social’: condividi con gli amici i tuoi succhi gastrici!

Disclaimer: tutto quanto sopra ha intenti puramente giocosi, non satirici; nessuna intenzione di offendere né di offrire immagini pubblicitarie, positive o negative. Ovviamente,  detengo il brevetto (intellettuale) dei prodotti descritti: non si può mai sapere..

 

Meglio Ius Soli che male accompagnati (dalla badante)

Che profondità di pensiero, che modernità di concetti, quale scioltezza intellettuale: l’articolo di quest’oggi firmato sul “Corriere” dal Professor Giovanni Sartori sciorina concetti di tale levatezza da provocare le vertigini ad un cittadino rozzo e malaccorto come me. Rivolgendosi al Ministro per l’integrazione, Signora Kyenge Kashetu (persona alla quale, sin dalla nomina, pochi commentatori, invero, hanno prestato attenzione), impartisce una lectio magistralis in tema di integrazione. Dopo essersi con sincero stupore domandato “cosa ne sa di ‘integrazione’, di ius soli e correlativamente di ius sanguinis” una persona che è “nata in Congo, si è laureata in Italia in medicina e si è specializzata in oculistica”, il Professore mette il dito nella piaga: detto che “la nostra oculista” non ha letto il suo seminale trattato “Pluralismo, Multiculturalismo e Estranei”, che la Sinistra “avendo perso la sua ideologia ha sposato la causa (ritenuta illuminata e progressista) delle porte aperte a tutti”, chiesto “quanti sono gli immigrati che battono le strade e le rendono pericolose”, Sartori punta il dito contro “la brava Ministra” ed ammonisce: “se lo Stato italiano le dà i soldi, si compri un dizionarietto e scoprirà che ‘meticcio’ significa persona nata da genitore di razze (etnie) diverse”.

Non posso che inchinarmi davanti a siffatta capacità di analisi, serena e critica, la lama di un bisturi intellettuale. Sorprende davvero la competenza estesa in materia di integrazione, considerando che il Professore è nato in Italia, si è laureato in Scienze Politiche e Sociali e si è specializzato in Storia della Filosofia Moderna, oltre che nel riempire alcuni spazi giornalistici altrimenti destinati a triste vacuità. Che dire? Un brano da meditare, una luce, anzi: il plenilunio in una serena Notte dei Cristalli.

Consiglio finale per “la nostra oculista”: se lo Stato le dà i soldi, non manchi di comprare l’opera omnia del Professore. A fascicoli, in edicola con il Corriere. Insomma, integrazione e marketing: è per la crescita (culturale) del Paese.

La Quercia Caduta

Di recente, e’ tutto un fiorire di (tardivi) riconoscimenti, nel PD, per il lavoro svolto dall’ex-segretario Bersani. Non so perché, tuttavia mi sono tornati alla memoria i versi di una poesia di Pascoli, quel fanciullino rimante:

Dov’era l’ombra, or sé la quercia spande
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: Or vedo:era pur grande!

Pendono qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: Or vedo:era pur buona!

Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell’aria, un pianto… d’una capinera

che cerca il nido che non troverà.

Ecco, appunto. Alla prossima capinera.

 

 

Test psico-attitudinale # 1

Buongiorno. Siete alle dipendenze di un’importante azienda nazionale, in qualità di funzionario. Benché abbiate già raggiunto un interessante livello di carriera – siete responsabile dell’Area Vendite di Firenze – vedete diminuire le vostre possibilità di crescita professionale, soprattutto a causa di una struttura ormai invecchiata, inadatta ai tempi ma di fatto impermeabile ai cambiamenti. Decidete quindi di sperimentare un diverso approccio: volendo puntare alla carica di Amministratore Delegato, presentate una richiesta di modifica allo statuto aziendale, di modo che l’A.D. non venga eletto solo dagli azionisti interni ma anche da quelli di altre aziende concorrenti – aziende delle quali, nel frattempo, avete provveduto ad acquistare qualche piccolo pacchetto di azioni.

Il Vostro dubbio è: considerato che si tratta dello stesso trucco che, più o meno da sempre, utilizzano anche gli altri, come farete Voi a sostenere d’essere DIFFERENTI?

THE WALKING PDEAD – Finale della stagione uno

Riassunto finale: il non più sindaco, non più segretario ed ancora tintore (ma senza smacchiatore) Luca decide di abbandonare il campo, sopraffatto dai cambiamenti profondi intervenuti nel corpo vivo (ma anche no) della società. Qualcosa in lui gli urla di restare, di provare, di cercare un terreno di condivisione. Qualcos’altro, gli urla e basta.

Il tramonto è una lama di luce infernale, oro e rosso lambiti dal viola dell’oscurità che avanza, come il nuovo – e con altrettanta, indolente, indifferenza. Il chiarore sempre più fioco che filtra dalle consumate tende dell’aula di scienze è comunque sufficiente per trasformare la scena all’interno in un gioco di orrore psichedelico: le fattezze sempre meno composte (ops) dei cittadini di Sbagliate Creanza tracciate da rapidi riflessi cremisi, schegge di luce sanguigna che descrivono carni coperte di sangue e schegge d’osso fuoriuscite. “Dev’essere l’anticamera della Pubblica Amministrazione infernale”, pensa Luca mentre si dirige verso la porta dell’aula, facendosi strada tra di ali di folli, pardon: di folla. Ancora tre metri, ancora due, ancora..

E’ una scena al rallentatore: lui cammina e cammina, avanza, eppure la porta rimane sempre a due metri. Le due ali di folla sembrano allungarsi, oscillando avanti ed indietro come onde, una mareggiata di carne marcia. Luca non sente più le gambe ma è consapevole di muoversi, cerca di accelerare il passo, quasi si mette a correre. Se solo sentisse le gambe. All’improvviso, Pier Paolo Dito è accanto a lui, bisbiglia al suo orecchio, un alito caldo e maleolente come tombini scoperchiati in agosto.

“Dove pensi di andare, il tuo posto è qui, devi pagare per quello che hai fatto, devi rispondere degli ultimi venti anni di pessima amministrazione, tu e tutti i dinosauri come te avete fatto di questo paese quello che è ora”, sibila con voce che improvvisamente si è fatta roca e acida come l’alito. Luca solleva un braccio cercando di allontanare l’interlocutore (il braccio sale, si stende, piano, piaaaaano e Dito è sempre lì, sempre vicino. Sembra persino più grande di quello che è. Ha bisogno di ridimensionarsi, pensa Luca). “Dov’è il problema? Ci sei tu, c’è il movimento, voi avete tutte le risposte – mettiti al mio posto e fammi vedere. Vediamo come te la cavi quando non si tratta di chiacchierare ma di agire. Vuoi governare? Governa. E comunque, non è a causa mia che il paese è ridotto… così”, risponde Luca, una mano finalmente serrata intorno alla maniglia della porta.

E’ questione d’un attimo. L’universo torna veloce, troppo veloce. Pier Paolo scatta in avanti con la testa mentre ancora Luca sta abbassando la maniglia. Scatta a denti aperti, raggiunge la spalla di Luca: non ha più labbra ma i denti sono buoni, sono aguzzi, strappano la camicia, lacerano la pelle, affondano nella carne. Luca urla, divincolandosi. Si libera ma una vistosa chiazza di rosso sta affiorando da sotto.

“Mi hai morso! MI HAI MORSO!”, urla, impaurito ed incurante dell’ovvietà di quell’affermazione. Anche se, in politica, nulla è mai davvero ovvio e poco, davvero poco, è oggettivo. Infatti, Dito allarga le braccia, rivolgendosi ai cittadini con espressione stupefatta (è davvero bravo, difficile assumere un’espressione convincente con solo metà faccia).

“Io? Non sono io ad averlo morso – è lui ad avermi costretto! Se siamo così, è per colpa sua, è praticamente lui ad avere messo la sua spalla tra i miei denti. Sei tu, che ci obblighi a farti questo. E poi, ancora non l’hai capito?”

Non è il dolore alla spalla lacerata, quello che all’improvviso crea una stalattite di gelo nello stomaco di Luca, non è nemmeno la paura che il morso possa infettarlo. C’è anche quella, tuttavia è proprio l’ultima affermazione di Pier Paolo a colpirlo come una martellata, ‘ancora non hai capito’. “Capito, cosa?”, domanda, già temendo di conoscere la risposta.

“Lo smacchiatore. Il tuo fottuto smacchiatore. Sono stati i vapori dell’esplosione a fare.. questo!!”

Qualcosa dentro Luca urla che non è vero. Qualcos’altro sussurra che, perché no, non si può pasticciare con la chimica – e con la politica, e con la società – senza creare mostri. Scuote la testa. Un fiotto d’acida nausea gli allaga la gola. La porta è aperta, non sa come: si volta e percorre il corridoio, di corsa, di corsa, a perdifiato. Ignorando i cittadini che lo inseguono. Sono lenti. Troppo lenti. E adesso?

La fattoria abbandonata, non sa neppure come ci è arrivato, non sa quante volte è caduto correndo in modo scomposto, sa soltanto d’avere decine di graffi addosso ed una ferita che potrebbe essere non soltanto infetta. Potrebbe essere la sorgente d’una trasformazione che lui proprio non ha voglia di subire. Non così. Si può cambiare, si deve cambiare, adattarsi ai cambiamenti – ma non a morsi. Deve fare qualcosa, deve..

Il capanno degli attrezzi è lì davanti a lui, una risposta ad una preghiera inespressa; entra e vede subito l’accetta, l’afferra, la soppesa, cerca il coraggio. E’ l’unica soluzione, l’unica via d’uscita. E poi ricominciare. Quante volte l’ha detto, quante volte ha ricominciato? Solleva l’accetta, stende il braccio ferito: non è la spalla, è il bicipite. Bene. Un taglio netto e si ricomincia. Esita, qualcosa lo disturba nell’idea che un progresso possa derivare da una mutilazione. C’è qualcosa di sbagliato. Accetta in alto. Braccio in basso. Chiude gli occhi, un ultimo pensiero prima di amputare.

“Si chiude una stagione”

(fine della prima stagione. Alzate le mani rimaste se volete la seconda)

THE WALKING PDEAD – Diciannovesimo Episodio

Riassunto: empasse politico-cimiteriale nel paese di Sbagliate Creanza. Il sindaco-tintore Luca scopre di essere, dal punto di vista politico, un cadavere in avanzato stato di decomposizione. I suoi cittadini, viceversa, non si accorgono d’essere, dal punto di vista umano, dei cadaveri in avanzato stato di decomposizione. Una contraddizione filosofica di difficile soluzione – ma di sicuro  olezzo..

“Carne”. Non serve l’istinto del buon politico e neppure il buon senso del padre di famiglia per capire che la situazione sta precipitando; “carne”, Luca non ci aveva pensato – proprio per questo commettendo l’errore che i suoi cittadini gli stanno rimproverando. Non ha capito, non ha visto l’evolversi della crisi, le conseguenze. Ha perso di vista la gente, i veri bisogni.

Ad occhio e croce, escludendo i non-ritornati, su 150 anime, 120 bisogni in avanzato stato di astinenza da cibo. Un unico cibo, un solo alimento che può placare la fame del popolo: la carne. E  va già bene che nessuno stia precisando di quale qualità.

Anche se, da come lo guarda Pier Paolo Dito. Quella che gli cola dall’angolo della mascella pendula, non é forse bava?

“Quindi, fatemi capire: il punto centrale del programma é  provvedere ad un approvigionamento di carne tale da soddisfare le.. eehr.. nuove esigenze della comunità?”, domanda, ben sapendo di non poter ottenere altro che un deciso ciondolare di teste in segno di assenso. Un paio di teste, per l’intenso sforzo condivisivo, rotolano a terra – ma vengono subito recuperate. Luca prosegue, ragionando più tra sé, a voce alta, che con l’assemblea.

“E va bene, certo, ci dobbiamo adeguare al mutamento dei tempi, trovare soluzioni nuove  alla crisi, rispondere alle esigenze dei cittadini.. qualcuno mi dice come la pagheremo, tutta questa carne? Il nostro bilancio presenta entrate per diecimila euro e spese per dodicimila – siamo già in rosso di duemila euro. Qualche idea? Tagli al bilancio? Alle spese? Nuove entrate? Vendiamo metà della centrale del latte ai privati?”

Qui giunto, Luca s’accorge d’avere commesso un altro errore,  di nuovo la foga oratoria ha  fatto venire meno la lucidità  politica: la centrale del latte, da dieci anni ormai, é privatizzata al 100%. Anzi, passando di proprietà in proprietà,  ora non é più nemmeno italiana. Il sindaco-tintore sceglie di fare buon viso a  cattivo gioco, di attendere le proposte. Che arrivano, come no. Nell’ordine:

Qualche  idea? Tante, i cittadini sono una miniera, basta ascoltarli (riconosce la voce, é di nuovo Sara, al terzo cambio di T-shirt. Questa recita.”Il  popolo ha sempre raggione”, due ‘g’, sostantivo rafforzativo);

Tagli  al bilancio? Sì, aboliamo i contributi per le scuole private e facciamo liquidità vendendo gli immobili comunali (Luca sogghigna, non é l’unico a doversi aggiornare: l’unica scuola privata di Sbagliate Creanza era l’Istituto Informatico Bistazzoni, fallito dopo che  il Dott.Bistazzoni era stato arrestato per utilizzo del proprio hardware su software minorile. Quanto agli immobili comunali, l’unica proprietà di Sbagliate Creanza é il municipio, ricavato da una vecchia cascina. Il Comune sta ancora pagando il mutuo quarantennale per l’acquisto dal vecchio proprietario, il fattore Fedrighini, defunto da venticinque anni e dunque presente alla riunione – la proposta deve averla suggerita lui..);

Tagli alle spese? Un  coro: ridurre i costi dell’amministrazione comunale, dimezziamo i dipendenti (questa dura lo spazio d’un secondo, il tempo di precisare che i dipendenti comunali si quantificano in ragione di uno. Qualcuno propone di dimezzare ugualmente);

Nuove entrate? Qui grande intervento del leader del momento, pardon: del movimento, P.P.Dito: “Servono nuove entrate MATERIALI. Il popolo chiede carne e carne deve avere: abbiamo le scandalose percentuali dell’invenduto annuale, degli scarti, di tutto quello che le multinazionali della carne mandano al macero. Dobbiamo intervenire, dobbiamo requisire. Ed una volta creato questo flusso di carne in entrata …”

“No, per favore” pensa con improvviso e gelido timore Luca, “non un’altra proposta rivoluzionaria..”.  E’ un pensiero cattivo e viene subito punito, P.P.D. conclude:

“.. redistribuirlo sotto forma di SPUNTINO  DI CITTADINANZA”

Applausi (per lo più a braccio singolo), urla (di agonica gioia), approvazione famelica. Il momento è cruciale, Luca lo sa, soprattutto sa cosa deve fare. Ha scelto, non tornerà indietro.

“Sapete che c’é? Io questo programma non lo voto. Non voto un bilancio così. E siccome su queste materie, é in discussione la fiducia alla Giunta, non mi voto neppure la fiducia. E quindi, conseguentemente, mi dimetto. Fatevela da soli, la Giunta”.

E prima che qualcuno possa replicare, si avvia verso la porta dell’aula.

(continua – meno uno al finale di stagione. E senza aspettare Halloween)

THE WALKING PDEAD – Diciottesimo episodio

Riassunto, mentre la polvere dei secoli si deposita: swiiiiiifffer. (Traduzione: Sbagliate Creanza, 150 anime – effettive – travolte dalla crisi. Anime tormentate, anime risolute a trovare una soluzione. Anime. La carne, in effetti, é scesa di qualità)

“La tua squallida manovra per raggirare la volontà popolare é fallita. Il tuo penoso tentativo di falsare le regole elettorali naufraga davanti alla verità, all’ordine naturale delle cose: finché c’é Movimento, c’é vita. Noi rappresentiamo la nuova società, il cambiamento, la rivoluzione. Siamo più che riformisti, siamo risorti. Tu, invece, sei morto”

“Una logica ineccepibile”, riflette in contingente silenzio Luca. “Ineccepibile, certo, se ti chiudi in bagno da solo a masturbarti”, si risponde, in astinenza d’assenzio. Vorrebbe essere ancora in negozio, nel retro, a miscelare gli ingredienti dello smacchiatore: ce l’aveva quasi fatta, non avesse sbagliato la dose di acido, avrebbe avuto l’arma finale contro lo sporco. Sarebbe stata una rivoluzione. La rivoluzione del bucato.

“Non é tempo di rivoluzioni”, proclama, stoppando con una presa volante di sinistro l’ultimo carpiato autofilettante (coefficiente di difficoltà 3,0) di  Pier Paolo Dito, il leader dei 5 Rotelle. “C’é una crisi che impone soluzioni ragionate ed interventi a tutto campo, senza escludere nessuno. I vostri sette punti interessano solo a voi”

Dito, riuscendo comunque a terminare il salto autofilettante, punta verso di lui un indice alla memoria (nel senso: tende la pargoletta mano ormai ridotta ad un melograno, senza più dita ognor): “Noi? Svegliati, cadavere – noi siamo i Cittadini, noi siamo la società, siamo le vittime del tuo sistema, siamo quelli che hai ridotto in miseria con le tue ruberie”. “Miseria” e “Ruberie”, funzionano, rianimando l’assemblea che s’era temporaneamente assopita. Non che fosse proprio sonno. E neppure temporaneo.

“BBBBWWWaastaah con i politici corrottiiiIIIHHH.. MMMBBBBBAAhhstaaa con la vecchiaaAAHHaaaAAAKKLAaaasseh dirigenteeeMMMGGGHHH.. A casaaahMMMMMGGGutti a MMMMMGGGGGaasah”

“Sei scemo?”, interviene con la consueta, serena lucidità Sara, la sua (in)fedele vice-segretaria: “Cosa vuoi fare, metterti contro i tuoi stessi cittadini? Alienarti dalla realtà? Dobbiamo restare nelle strade, nelle piazze, dove si vive la vita vera!!”

Vita vera? VITA vera? Con un branco di avanguardisti del movimento “si scopron le tombe/si levano i morti/i martiri nostri/son tutti risorti” che dà a lui – a  LUI – del cadavere? Luca conta lentamente da dieci a zero, un buon politico, un buon amministratore sanno quando è il momento di mantenere la calma, di mantenersi lucidi.

“IO sarei un corrotto? Sono quindici anni che lavo i vostri panni sudici, che smacchio le schifezze che vi impastate sulla camicia, sulla giacca, sulla gonna.. vi ho lavato tutti, a prezzi inferiori a quelli di mercato, perché cercavo di aiutarvi, perché capivo la difficoltà.. vi ho smacchiato a secco e quasi a gratis.. risciacquo e centrifuga a prezzo politico.. pantaloni stirati perfettamente in linea.. in linea.. la linea.. una volta,  c’era la linea, c’era un progetto, un obiettivo comune e si seguivano delle regole e ADESSO, adesso venite a dirmi che c’é  la rivoluzione, c’é il movimento, c’é la società nuova MA VI SIETE GUARDATI BENE??”

Si ferma. E’ consapevole: sta sbagliando tutto, prima o poi ci sarà un’altra elezione, i cittadini vanno blanditi, vanno capiti, giustificati, scusati, sempre. Sta sbagliando. MA. Non ne può più – com’é quella vecchia barzelletta? Oh, come si chiamano gli abitanti di Sbagliate? Gli Sbagliati? Beh, lui é il Sindaco. E’ il Primo Sbagliato. E conclude, sullo slancio.

“Vi siete guardati? Siete così nuovi, così bravi, così puliti che l’intera popolazione di insetti ed anellidi di questo paese si sta nutrendo di voi. E se vi rimanesse qualche bulbo oculare, potrei anche andare a caccia di travi”.

“Cacciaaa??”, strilla P.P.Dito, “il Movimento é contrario alla caccia!! La caccia fa parte della vecchia politica, é parte del sistema. Noi aboliremo la caccia ed apriremo ai supermercati”

“Cosa c’entrano i supermercati, adesso?” chiede Luca.

“E’ normale che un politico arrogante e vecchio non capisca i bisogni dei cittadini, i bisogni veri, concreti di ogni giorno. Servono più supermercati perché serve più CARNE. Abbiamo FAME”. E nel dirlo, schiocca la mandibola.

Quella, gli è rimasta. E bella forte.

(continua – meno due al finale di stagione. Non granché, del resto é una stagione morta)

THE WALKING PDEAD – Diciassettesimo episodio

Riassunto, dall’inizio: prendete un giovane Segretario, di professione tintore, impegnato a vincere un’elezione e distillare un nuovo, potente smacchiatore. Mescolate, sbagliando le dosi, proprio come lui. Bang. A questo punto, svegliatevi in ospedale, senza sapere che sono passate due settimane e, nel frattempo, il mondo – almeno il vostro – si è capovolto. E che le elezioni, era meglio perderle.

Non vola una mosca, nell’aula di scienze della vecchia scuola elementare. Sono tutte posate, infatti, sulle avvizzite fattezze dei cittadini di Sbagliate Creanza, fanno oramai parte di loro: sono cittadini ronzanti. A loro modo, soddisfatte della situazione.

Non vola una mosca ed il sole sta tramontando, le ormai lise tende di tela grezza grigioverde lasciano trapelare lance di luce dorata, tendente all’imbrunire. Un soffuso disegno diagonale che gioca con le fattezze severe – genere: mummificato – dei presenti. Gioca con i capelli ramati di Sara, il cui vivace incarnato contrasta – genere: opposizione continua – con il livido pallore generale. Gioca con le orbide incavate di Pier Paolo Dito, il giovane skater, il nuovo che avanza, il rappresentante del Movimento  5 Rotelle. Nel gioco di luci tagliate ed ombre diffuse, la sua espressione non è decifrabile con facilità ma si potrebbe dire che stia ridendo.

Del resto, gli si è appena staccata una guancia, la sinistra. Gli rimane la destra, un pochino gonfia – ma é sempre un bel ragazzo. Ha le sue ammiratrici, pronte a staccarsi i capelli per lui. Cadrebbero, comunque.

Non vola una mosca, quindi, ma alte volano le proposte dei neo-assessori incaricati. Tutte, peraltro accomunate da un dato: prevalentemente intese a favorire una ed una sola parte della comunità, per quanto, al momento, numericamente preponderante. Il nuovamente Sindaco Luca (neppure lui saprebbe dire come e perché ed il taglio di luce gli arriva dritto negli occhi, rendendogli difficile distinguere quelle traballanti ombre assiepate davanti a lui) sa che é arrivato il suo momento, la  parola é a lui, per l’ultima proposta, per completare il programma in otto punti. Non é che non trovi le parole. Non riesce proprio ad esprimere un’idea. Quel consesso tanto programmaticamente determinato quanto biologicamente in decadimento sta per sovvertire il naturale ordine delle cose come se mai ne fosse esistito uno. Le nuove regole altro non sono che la funebre parodia di quelle vecchie. In nome della comunità. In nome del nuovo. Riforme e progresso.

“Ma se nemmeno il sole si decide a tramontare”, pensa tra sé, lo stomaco perforato dall’acidità, “se nessuno é mai veramente morto, se nulla é mai davvero rimesso a nuovo.. qui fuori ci sono i ponteggi, da dodici anni. Lavori di ristrutturazione mai iniziati.  Questo posto ha qualcosa di sbagliato.. é iniziato tutto qui ma non é qui che finirà.. questi possono andare avanti per altri cento anni, a finire..”

E’ sopraffatto dalla disperazione, si sente inadatto, fuori luogo: lui é diverso, troppo diverso da tutti gli altri, eppure sono i suoi compaesani, i suoi clienti, suoi colleghi di partito, suoi familiari – più o meno stretti. Alcuni, non li vedeva da anni: del resto, erano – temporaneamente – collocati a eterno riposo. Eppure, proprio in quel frangente, proprio quando é sul punto di abbandonare, lo coglie l’idea, l’ispirazione generata dal dubbio. E’ molto semplice: se si é usciti dal giusto binario, l’unica soluzione é ripartire dall’inizio. Ora si sente pronto, ora ha la sua proposta.

“Punto otto del programma: revisione dei criteri di eleggibilità. Poiché il nostro statuto afferma che i partiti non possono tesserare i morti, allo stesso modo non sarà possibile candidare ed eleggere i risorti”.

Stringe gli occhi, più per affrontare la reazione della platea che per il fastidio della luce. Pensa di essere preparato ma ancora una volta l’evoluente Pier Paolo Dito lo sorprende, portando il dibattito su un terreno imprevisto. Con la semplicità di una piroetta.

“I partiti, no, certo. Ma i movimenti, sì: finché c’é Movimento, c’é vita. E’ l’ordine naturale”

(continua – meno tre al finale di stagione. Tranquilli: nessuno muore, in questa serie. E se muore, beh, ritorna..)