LA NUOVA POLITICA

[banner size=”300X250″] Siamo entrati in una nuova era, non v’è dubbio. Non più vecchie logiche spartitorie, mercanteggiamenti di poltrone, mercimonio di carriere: idee nuove, filosofie nuove, proposte chiare e dirette. Oggi si è ascoltato un perfetto esempio di evoluzione dei tempi. “Vogliamo il Governo, oppure la presidenza del Copasir più quella della Commissione di Vigilanza della Rai”

Lineare, avanzato, NUOVO. Ed in controluce, la geniale svolta etico-ludica: “Vogliamo Parco della Vittoria, sennò Corso Magellano più Vicolo Stretto”.

In sintesi: lo Stato non si cambia, si gioca a dadi. A chi tocca?

THE WALKING PDEAD – settimo episodio

[banner] Riassunto? Due settimane di ospedale e fuori il mondo cade a pezzi. Cosa dovrebbe fare un giovane segretario tintore?

“Forse, è colpa dello smacchiatore. Troppa trielina light. Ho le allucinazioni, tutto questo non è vero. Ora mi dò un pizzicotto”

Luca solleva una mano, verso il braccio opposto. Prima che possa pizzicarsi, un arzillo pensionato in avanzato stato di esodazione tenta di staccargli lo stesso braccio, con un morso. Luca si sposta di scatto, l’esodato, sullo slancio cade a terra, in mezzo alla strada. Si leva un mormorio.

Dall’ospedale, Luca è ritornato precipitosamente indietro, in paese: Sbagliate Creanza, 150 operose anime nella profonda provincia. Operose ed odorose. E non è acqua di colonia. Ora il segretario si trova sulla strada principale, da lì si arriva al centro storico, con  il Municipio e la Chiesa. Poi, il vecchio circolo; poi, la strada secondaria che porta alle Villette Nuove. E lì, casa sua: sua moglie Anna, suo figlio Matteo. In quel momento, gli sembrano lontani come all’altro capo dell’universo – tipo più o meno a Contate sul Servo, il paese più vicino.

In mezzo alla strada, c’è un gruppo di persone. Barcollanti e vocianti. Per Luca è uno shock, violento ed improvviso. Le elezioni. C’erano le elezioni e lui le ha perse – nel senso che si trovava in ospedale. Osserva i volti – quello che ne rimane, insomma – dei presenti, conosce quasi tutti, tutti candidati al Consiglio Comunale. Chi avrà vinto? Soprattutto, cosa staranno facendo? Sembra.. no, non è possibile.

“Sembra una votazione”, pensa Luca, osservando: il gruppo si muove a spirale, ognuno passa verso il centro dove una donna che indossa una fascia tricolore che avrebbe molto bisogno di uno smacchiatore tiene tra le mani un’improvvisata urna (in realtà, una vecchia insalatiera in moplen). Ognuno deposita una pallina nell’urna, spostandosi poi in una delle due file vocianti che si stanno formando ai lati dell’urna. La votazione termina, il brusio cessa, con lentezza la donna inizia a declamare i voti.

“Bianco. Bianco.Bianco. Bian..”

Un orribile dubbio attraversa la mente di Luca. Perchè ‘bianco’ e non ‘bianca’? E poi, perché solo voti in bianco? Non è stato attento, ancora una volta. Guarda meglio: non sono  palline.

Sono OCCHI.

“Bianco. Bianco. Bianco. Dito”. Dito? L’orrore sembra non avere fine, eppure non è così. La donna non fa in tempo a mostrare il dito indice, mozzato alla radice, che un ragazzo in maglietta e pantaloncini, sfrecciando attorno al gruppo con il proprio skateboard, esulta strillando: “Dito! Dito! Dito! Ho vinto! Ho vinto!”

Così facendo, ripassa davanti a Luca che nota la spilla infilzata sul taschino della maglietta. “Movimento Cinque Rotelle. Vota Pier Paolo Dito”. Nota anche il Dito mancante, alla mano sinistra.

Dito ha vinto con un dito (il proprio)? Al segretario tintore non tornano i conti, e le regole: e tutte le schede bianche? “Ho vinto”, ripete Dito, piroettando sullo skate.

“Ma la maggioranza ha gli occhi bianchi.. tutti bianchi”, mormora Luca

(continua)

L’ARTE DI CADERE A PEZZI

Non c’è scampo. Le orde di revenants della politica italiana circondano il paese, si avvicinano istintivamente fameliche. Nella scena finale, trionfo di carni lacerate, spruzzi di sangue, decorazioni di interiora e cervella. Poi, il silenzio. La fine.

Non ci sono accordi, non possono esserci. Inutili gli appelli alla ragione, inutili le proposte programmatiche misurate, inutile il ricorso all’argomentazione contro l’insulto. Quella scena finale è già scritta, da mesi: prevede che l’orda s’allontani barcollando, perdendo pezzi, calpestando sé stessa. Il vento solleva polvere intrisa di sangue, la polvere arrossa l’orizzonte, nascondendo la figura solitaria che avanza. E’ lui. Il liberatore. L’uomo che ci salverà.

Avanza piano, le braccia aperte per accogliere ogni cosa. Quando la polvere, finalmente, inizia a depositarsi, lui inizia a togliere la tuta che lo ricopre dai piedi al viso. Fa scorrere con calma le cerniere, quasi volesse rivelarsi allo sguardo solo poco alla volta. Ma non c’è nulla da vedere: la tuta è vuota ed un nuovo colpo di vento la porta via, lontano.

Lui c’era. C’era davvero. Purtroppo, impegnato com’era a smascherare le decomposte carni degli altri, non s’è accorto che si stava divorando da solo. Il silenzio. La fine.

Ed un lontano rumore di mandibole.

THE WALKING PDEAD – sesto episodio

Riassunto: sei un giovane segretario progressista nella ridente località provinciale di Sbagliate Creanza. Hai la tua attività di tintore ma uno sbaglio nella miscela del tuo nuovo smacchiatore ti spedisce in ospedale. Ed il mondo cambia, in un batter di prelavaggio.

L’ospedale è una follia. A ben pensarci, però, cosa c’è di diverso dal caos e dai drammi di ogni giorno? “Beh”, si risponde Luca mentre cerca di abbandonare la struttura “almeno di solito la gente non si stacca la carne a morsi per pagare i ticket. Non funziona così – e comunque sarà il caso di presentare un’interpellanza in Comune”

E’ in vista dell’uscita quando due figure in camice, sbucando dal nulla, si parano, barcollando e farfugliando, davanti a lui. “GGGBBBLLove creeedi di BBGGLLLndareeeh?”, chiede la prima; “MMMMBBBHHHAAAon puooohhii usciiiMMMBLLLLAAAAH”

Luca osserva i due medici, un uomo ed una donna, entrambi, forse, sulla trentina. Tutto si può dire del loro aspetto, tranne che sia composto. Volendo essere poco politically correct, lo si può anzi definire un poco de-composto. Cerca di non notare l’occhio sinistro della dottoressa che lentamente scivola fuori dall’orbita con la grazia di un discesista.

“Non posso uscire? Ah, no? Ed i diritti del malato? Se firmo, posso uscire. Dove devo firmare?”

Il medico lo osserva per un istante, con le orbite vuote ed un sorriso forzato (labbra curiosamente assenti). Quindi, frugando con gesti lenti ed imprecisi nel camice, recupera un foglio spiegazzato che offre al giovane (im)paziente.  Luca prende il foglio, chiede una penna. E’ il turno della dottoressa, sfila una penna dal taschino del camice e la offre a Luca.

Luca afferra la penna, insieme a tre dita della mano della dottoressa, che si staccano graziosamente. Un po’ imbarazzato firma, quindi restituisce penna e dita alla dottoressa. la quale riposiziona tutto nel taschino. “Ecco fatto”, dice il segretario “ora posso andare”

“GGGWWOOool cavoloohh”, risponde il medico, “GGGGWWWWuello è il foglioooWWWW di GGGBBLLLAAAAmmissioneGGGGWWW”

Luca sorride. Quando la situazione sembra precipitare, un buon politico mantiene la calma e propone soluzioni ragionevoli. “Dunque, sono stato ingannato. Siete venuti meno al vostro dovere di trasparenza, privandomi di fatto dei miei diritti. Presento formale reclamo”

Prima che i medici possano replicare, Luca afferra un estintore dal muro e li colpisce entrambi sulla testa. Al di là le sue intenzioni, le tue teste si staccano dal corpo e rotolano a terra. Luca spinge via i due corpi barcollanti e s’incammina verso l’uscita.

“E’ lunga, la strada verso la democrazia – quanto questo corridoio”, declama.

Dietro di lui, dal pavimento, le due teste rispondono all’unisono: “GGGNNNNon pwuuoi andarteneeehhGGGGLLL.. SSSsei..MMGGMMMMaalato.. MMMalatoHHHHH”

(continua)

THE WALKING PDEAD – quinto episodio

Riassunto: non giova granché essere giovane, segretario e tintore se il ticket sanitario  è obbligatorio anche se NON si ha bisogno.

“Forza. Qui le regole sono uguali per tutti. Si metta in coda”.

Luca osserva il volto severo della Responsabile, quindi torna a guardare gli utenti in coda. Non può credere a quello che vede, non può capire quello che sta succedendo. Però si pone delle domande, la qual cosa è sempre un primo passo, per un buon politico.

“Ascolti, l’ultima cosa che ricordo è che stavo cercando di creare uno smacchiatore universale ed egualitario: nessuna macchia deve restare indietro. Invece, mi è esploso in faccia, poi mi sveglio qui e c’è un ragazzo in corridoio tagliato a metà che cerca una playstation e adesso.. questo..”

Indica la fila, sempre intenta a pagare e ripagare il ticket a morsi di carne. Sta per continuare ma la Responsabile gli taglia la strada.

“Questo, cosa? Questa è la realtà, questa è la gente, quella che voi politici non guardate mai! Sono le persone di cui dovreste occuparvi, guardi come sono ridotte – e lei, cosa fa?”

“Cosa faccio? Ma li ha visti bene? Questi sono.. sono dei..”

Ancora una volta, Luca viene interrotto.

“E allora? Che importanza ha che cosa sono? Vuole discriminare? Sono persone malate che hanno bisogno di assistenza, è un nostro dovere aiutarli. E stanno pagando il ticket che avete imposto voi!”

“Io non ho imposto un bel niente, ero contrario! E poi, cosa pagano.. si strappano i pezzi!”

La Responsabile solleva di scatto un minaccioso dito indice puntandolo ed appoggiandolo al cuore del giovane tintore.

“E questo non la commuove? Così, li avete ridotti”

Spinge con il dito, quasi spostando Luca. Si allontana, senza dargli la possibilità di replicare. Tra sé, tuttavia, il giovane segretario, avvezzo a trarre sempre insegnamenti utili da ogni situazione, elabora una profonda riflessione.

“Sono così commosso che potrei strapparmi il cuore.. ma, scusate, ho dimenticato il mio bisturi a casa”

(continua)

THE WALKING PDEAD – quarto episodio

Riassunto: Luca, giovane segretario (nonché tintore) in quel di Sbagliate Creanza – operosa cittadina di provincia – si risveglia in ospedale dopo due settimane di coma. E’ solo l’inizio dei suoi problemi…

Mr.Pollici Supersviluppati riprende a strisciare lungo il corridoio, in cerca dell’unico attrezzo in grado di soddisfare il suo talento. Luca si guarda attorno, le camere che s’affacciano sul corridoio sono vuote e malridotte. Cosa sarà mai successo?

E’ a questo punto che si accorge di un confuso vociare, distante. Le scale sono davanti a lui, apre la porta a spinta e scende. Il brusio si fa più forte, viene dal piano inferiore. Luca ricorda il posto. Quel corridoio porta alla sala accettazione: per forza, deve esserci qualcuno. Lì, c’è sempre la coda. Ed infatti.

Quando apre la porta al termine del corridoio, ed entra nella sala non così ampia, trova la consueta confusione, il solito, umorale  ed arrabbiato, affollamento. Con un paio di simpatiche differenze.

Tutti stanno mormorando la stessa frase. “MMMMGGGHHHtiiiichetGLLLroppoMMMGHHHaaari. GLLLLoppoooocaaariMMMMGGH”

E poiché i ticket sono troppo cari, ciascuno li paga strappandosi a morsi un pezzetto di carne e gettandola agli impiegati dietro gli sportelli. Ogni pezzo di carne viene diligentemente timbrato, siglato ed archiviato. Ognuno riceve la propria documentazione ma, anziché recarsi in reparto si rimette in coda. E paga un altro ticket.

Un pezzo alla volta.

In tutto questo, nessuno sembra fare caso a Luca. Quando il giovane decide di retrocedere verso le scale ed andarsene, d’improvviso, una figura gli sbarra la strada. La responsabile dell’Accettazione.

“Beh? Ce ne andiamo senza pagare?”

(continua)

THE WALKING PDEAD – terzo episodio

THE WALKING PDEAD

Terzo episodio.

Il giovane segretario si sente paralizzato, mentre osserva il giovane giocatore di playstation striiiisciare verso di lui. Metà faccia è orribilmente deturpata, le gambe sembrano essere state strappate via, non ha più dita. Solo i pollici. Pollici incredibilmente sviluppati. Luca ha pensiero improvviso, incontrollato.

“A ciascuno secondo le proprie necessità, da ciascuno in base alle proprie capacità”.

Quali capacità? Con quei pollici enormi che altro può fare? Quanto alle necessità…

“GGWWWWLLEEEIIISSHHTEEESCION… GGHHL”

“Faresti meglio ad occuparti della tua salute”, bisbiglia il segretario, sfiorando una spalla del ragazzo con una mano. Errore.

Il giocatore di playstation scatta in avanti con la testa, cercando di mordergli il braccio.

“Ehi!” strilla Luca, spaventato “è così che ringrazi chi cerca di aiutarti?”

L’altro lo osserva, con la testa inclinata come un cucciolo di cane. Per un istante, sembra capire. Solleva le mani, muove i pollici all’ingiù. Una volta. Due. Poi, Luca capisce.

E’ appena stato cancellato da una scarica di fucile laser nucleare.

Dannazione, ma non c’é nessun altro in questo ospedale?, riflette. Poi si lamentano se critichiamo la sanità pubblica.

(continua)

THE WALKING PDEAD – secondo episodio

THE WALKING PDEAD
Secondo Episodio.

Ospedale di Sbagliate Creanza. Il segretario tintore, vittima del tentativo di creare qualcosa che smacchi di più, si risveglia dopo due settimane di coma sbiancato. Per lui, sono passati solo pochi minuti.
La prima cosa che nota, è che nella stanza non c’è nessuno. Eppure, è giorno. Si trova in ospedale, possibile che sua moglie, suo figlio..? C’è troppo silenzio. Il campanello pende a lato del cuscino, lo afferra e preme con forza. Può udire distintamente la suoneria lacerare il silenzio attraverso un intero, lungo corridoio. Ma nessuno si presenta.
Con cautela, sentendosi ancora stordito e smacchiato, si alza dal letto e si avvicina alla porta della stanza. La apre. Sbircia in corridoio. Scorge, seduto a terra, un ragazzo. “Salve”, pronuncia ad alta voce, sentendosi lievemente pirla. Nessuna risposta.”Saalve!”, insiste. Il ragazzo si gira.
Per Luca, é un altro shock.
Il viso del ragazzo è praticamente scarnificato, si sposta strisciando sulle braccia scheletrite, le gambe sono due moncherini sanguinanti. La sorpresa maggiore, però, è quello che sta dicendo.
“Gwwoooaaastescion. BwwllPleiiiigwstescion. Plleiiistescion”
Solo a questo punto Luca si accorge che il ragazzo non ha più dita.
Tranne i pollici.
(continua)

THE WALKING PDEAD

THE WALKING PDEAD
(ispirato ad una serie a fumetti, ad una serie televisiva e ad una serie di epiteti molto diffusi nella politica italiana)
Primo Episodio.

Sbagliate Creanza, 150 operose anime nella più remota provincia della grande Metropoli del Nord, un gruppo di dignitose costruzioni in stile e materiali anni ’70 – ovvero, diversissimi tra loro.
E’ mezzanotte ed almeno 149 operose anime, al termine di una giornata operosa, dormono il sonno del giusto. Sveglio e comunque operoso è Luca, giovane segretario del locale partito progressista ma non troppo. Luca è anche titolare di una tintoria, da mesi lavora a migliorare il suo prodotto di punta: lo smacchiatutto. Chiuso nel retro del negozio, distilla, aggiunge, mescola, sperimenta.
Ma è mezzanotte ed il giovane segretario tintore è stanco.
Due gocce di troppo di estratto di dente del giaguaro ed il composto esplode. Non un’esplosione drammatica ma sufficiente a ferire Luca e fargli perdere conoscenza.
Quando si risveglia, in ospedale, nessuno è accanto a lui.
Soprattutto, non sa che sono passate ben due settimane.

(continua)