THE TALKING DEAD – EPISODIO 10

THE TALKING DEAD

Racconto a puntate

Episodio 10

– Don Angelo. E’ tardi per le visite.

– Giorgio. Avevo visto bene. Ti stavo cercando.

Fermi nelle rispettive posizioni, l’uno sulla porta e l’altro in piedi dietro la scrivania e con una bottiglia di liquore in mano, presero entrambi mentalmente nota del tremito nelle voci. Il pallore dei volti era celato dall’alone giallastro della lampada da tavolo che tuttavia accentuava l’espressione spaventata dei due uomini, ritratti in quel crepuscolo artificiale come a lume di candela in un dipinto antico: ai lati della scena, due figure a carboncino intagliate dai riflessi, protese in avanti a testa incassata. Schiacciate da qualche peso oscuro assommato all’aria stagnante della stanza.

– Perché mi stava cercando, Padre?

L’ombra del sospetto e della colpa traspariva dal tono e dalla fretta insiti nella domanda di Giorgio. Don Angelo tuttavia sembrò non accorgersi di nulla, si mosse nella stanza come se all’improvviso non riconoscesse più il luogo o non ricordasse il motivo per il quale si trovava lì. Di colpo, fece qualcosa che Giorgio non si sarebbe mai aspettato: gli strappò la bottiglia dalle mani per bere due lunghe sorsate di liquore. Dopo di che si sedette davanti alla scrivania, abbandonandosi di peso sulla sedia.

– E’ successa una cosa terribile, qualcosa che mi fa dubitare della mia stessa mente.

Gli occhi del reverendo vagavano per la stanza quasi s’aspettasse d’essere aggredito da un nemico nascosto nella penombra, dietro o sotto un mobile. Esitava a incrociare lo sguardo con il proprio interlocutore e non riusciva, pur seduto, a rimanere fermo; pur inquieto a sua volta, Giorgio decise che il prete dovesse avere ricevuto uno shock addirittura peggiore del suo. Non per questo sentiva di potersi fidare del tutto.

– Come ha fatto a entrare?

Le labbra di don Angelo si storsero per un istante in un sorriso acido.

– Presto la mia opera anche in carcere, lo sai. Di quando in quando vengo ripagato con qualche piccolo insegnamento. Non si sa mai quando certe cose possono tornare utili, vero? Se avessi bussato avresti fatto finta di non essere qui. Ma questo è qualcosa che DEVI sapere. E’ venuta a trovarmi. E’ stata da me, in chiesa.

Giorgio girò attorno alla scrivania, avvicinandosi alla finestra per osservare all’esterno: oltre il davanzale poteva vedere soltanto l’oscurità della notte priva di luna. Quella era comunque un’oscurità che poteva osservare. L’altra oscurità, quella che custodiva da molto tempo dentro di sé, la poteva soltanto avvertire: e stava salendo, inesorabile come una marea.

– CHI, è stato in chiesa?

– Tua moglie. Laura.

L’unica cosa che Giorgio riuscì a pensare fu che neppure da morta la stronza aveva perso l’abitudine di confessarsi.

THE TALKING DEAD – EPISODIO 6

THE TALKING DEAD

racconto a puntate

episodio 6

 

Scattò a sua volta, lesto e meccanico quanto la lama del coltello. Per il custode del cimitero non vi fu scampo, troppo sorpreso, troppo in là con gli anni: un colpo solo, dritto al cuore. La placidità del tramonto nella campagna spezzata dal rumore del metallo che perforava la carne, dal sordo battito finale – quasi un grido – del muscolo cardiaco.

Il corpo di Aristide crollò a terra, inanimato. Alle spalle dell’uomo, i due cadaveri viventi si mossero, con rallentata goffaggine, lamentandosi.

Gggghhhhaaaahhhssassiiiinoohhh… Mmmghhaaahhsssasss…

Assassino. Sì, il concetto era quello. All’improvviso, fu tutto chiaro e una calma irreale (tanto irreale quanto quella situazione) calò nell’uomo; all’improvviso, sapeva cosa fare. Non avevano neppure tentato di morderlo ed erano maledettamente lenti.

Si guardò attorno. Per fortuna, i dintorni non erano avari in materia di sassi; ne cercò uno grande e appuntito a sufficienza quindi si preparò alla mattanza. Erano cadaveri, dovevano restare cadaveri. Con veemenza ancora maggiore di quella impiegata per uccidere il custode, l’uomo si scagliò contro la coppia barcollante facendo ruotare il braccio destro dal basso per ottenere il massimo effetto.

Per prima, scelse la donna: del resto, aveva parlato per prima, no? L’impatto non fu preciso, alla tempia sinistra anziché in mezzo al cranio ma l’effetto fu comunque devastante. Le ossa del cranio si spezzarono; un liquido nero,  denso e maleodorante si riversò attraverso l’improvvisa apertura colando anche sulla mano dell’aggressore. Questi la ritrasse di scatto, vuoi per pulirsi vuoi per colpire ancora. Al secondo tentativo, la testa della sventurata venne aperta a metà, in un’esplosione di schegge d’osso, carne putrefatta e parassiti.

Per poco non si mise a ridere quando l’altro cadavere tentò di morderlo. Prima gli fece saltare tutti i denti, insieme alla mandibola; poi lo colpì al cranio. In meno di quanto avrebbe mai pensato, tre cadaveri giacevano a terra, immobili.

Per non sbagliare, prima di allontanarsi sfondò anche il cranio di Aristide.