INFERNO A TRE STELLE

Inferno a tre stelle: non si tratta di una nuova catena alberghiera che offre prestazioni tormentose (idea per un altro racconto, magari) ma di una prima valutazione ottenuta da “Inferno Solo Andata” su Amazon. Voto secco, senza recensione: comunque positivo. Ringrazio il lettore.

Nel contempo, giusto per ricapitolare:

“Inferno solo andata”, racconto numero 53 della serie “The Tube Exposed”, dal 4 Maggio sul binario di Delos Digital nonché sugli scaffali virtuali dei migliori store elettronici. E’ il mio sesto contributo alla saga; ripercorre i miei temi preferiti (anche le mie “gag” preferite) con qualche ambizione metaforica in più. Stiamo tutti attraversando un periodo particolare e non per un solo aspetto: per uno, principalmente, ma anche per tanti altri. Ecco, il protagonista di questo racconto è un non-eroe dei nostri giorni; un “campione” ma soltanto in termini di studio. Preparatevi a un viaggio dai molti livelli, a una discesa agli inferi di una mente più devastata dalle proprie paure che dal Morbo…

I biglietti per l'”Inferno solo andata” si possono trovare qui:

The Tube Exposed_53
Quando esce di casa, quella mattina, Paolo Moretti ha un piano ben preciso da seguire. Nulla deve impedirgli di raggiungere lo scopo, ogni mezzo è lecito. Sarà premiato ben oltre i suoi demeriti.

JUST ICE (LEGGETE BENE)

“JUST ICE” – Leggete bene, tanto sarà la pronuncia a portarvi sulla strada giusta: la Giustizia, al tempo degli zombie, è un piatto che si serve freddo. Molto freddo. Post- mortem.

Vagone numero 33 (!) del treno The Tube Exposed forgiato da Delos Digital, è un apocalipse zombie che, nonostante l’ambientazione, non riesco a considerare… irreale. Scoprite perché QUI.

Nel frattempo, antipasto:

JUST ICE (Leggete bene)

“Preludio in tre movimenti.

1.
Primavera.
Il cielo della mattina è bianco e sporco, la luce falsa e fastidiosa. L’aria fredda taglia come il filo di un rasoio; nessuno stormo si leva in volo, nessuna scintilla affusolata attraversa lo spazio aereo. Il silenzio innaturale è interrotto soltanto dal raschiare delle foglie secche sull’asfalto e dall’ininterrotto lamento gutturale che fuoriesce da gole squarciate e gengive scoperte.
Nessuna rinascita.
Solo un osceno ritorno – pensa l’uomo in tuta mimetica mentre attraversa l’ampio viale proprio in mezzo alla carreggiata; non c’è traffico, a meno di non considerare tale la lunga fila di auto e moto abbandonate che da giorni ostruisce la strada e non soltanto quella. L’uomo osserva l’asfalto sporco, polvere olio e altri liquami. Chiazze di sangue, anche. Un autobus bruciato, cinque auto coinvolte nel medesimo e incomprensibile urto, un camion con gli sportelli del rimorchio spalancati: i segni della razzia sono sparsi nel raggio di almeno venti metri. Nessun passante, non in vista almeno.
L’uomo avverte sguardi nascosti dietro finestre oscurate da tende polverose o assi di legno gonfie d’umidità; sguardi rapaci attraverso i vetri sfondati delle vetrine dei negozi e del piccolo centro commerciale.
Le vetrine della banca sono intatte e non soltanto perché a prova d’urto: il denaro è molto svalutato, al momento. Nessuno ne fa più uso. Prendi ora, paghi poi – ironizza l’uomo a voce alta (una voce arrochita e aspra che comunque non può dirsi ‘alta’. Non dopo quel brutto problema) spostando all’indietro l’elmetto. Ripensa agli sguardi nascosti, ne conosce di due tipi.
Quelli ancora con gli occhi e quelli che vedono con le orbite cave.
A proposito dei secondi, osserva con attenzione negli spazi tra le carcasse di auto così come all’interno dei veicoli: sa bene che le circostanze possono favorire spiacevoli incontri, è per quello che si trova lì. I cadaveri si annidano ovunque, non hanno preferenze particolari; la carcassa dell’autobus, in effetti, può essere un ottimo ritrovo per passeggeri in attesa di pasto ambulante. Deve solo avvicinarsi e lasciare che i maledetti fiutino il suo odore. Facile; ma per quanto possa essere funzionale ai suo scopi quel tipo di caccia è doppiamente rischiosa. Non gli piace essere un’esca, meno ancora non poterli abbattere.
Non che abbia paura, tutt’altro: vive ogni emozione al minimo da ben prima che la natura cominciasse a prendersi la giusta rivincita sui parassiti umani. Dentro di lui esiste un’unica stagione ed è fredda. A volte pensa di non avere più sangue nelle vene.
Solo ghiaccio.
Muovendosi con passo deciso ma non affrettato, abbandona la carreggiata per raggiungere il marciapiede alla sua sinistra: è arrivato a destinazione, deve solo scassinare la pretenziosa serratura elettronica del cancello; attraversare il giardino e restare in attesa dopo avere preparato la trappola. Lasciando che la storia segua il proprio, preordinato, corso.
Esattamente come gli zombie stanno seguendo lui.”

E questo è solo il Preludio…

Completate la sinfonia QUI

JUST ICE - The Tube Exposed # 33 - Delos Digital
Just Ice – La Giustizia è un piatto che si serve a freddo. Molto freddo.