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Renzi Leopolda 5

“Il mondo è cambiato, il posto fisso non c’è più”

“D’ora in avanti, l’unica certezza sarà l’incertezza del posto di lavoro”

Di queste due frasi, la prima è una citazione testuale, la seconda un indelebile ricordo mnemonico. Sembrano entrambe pronunciate in questi giorni ma non è così: la prima, appartiene al Premier/Segretario Matteo Renzi, è di oggi. La seconda, è di Luigi Abete, pronunciata durante l’incarico di presidente di Confindustria, tra il 1992 e il 1996. Sembrano saldarsi alla perfezione e in effetti lo fanno.

Lo slogan della 5a edizione della cosiddetta Leopolda è stato “Il futuro è solo l’inizio”.

Il Premier deve essere un fan di Star Trek: e a curvatura 2.0 ha appena saldato il futuro al passato.

 

 

Diario di viaggio, grazie, sì.

Renzi diario di viaggio USA

Ascoltate il diario di viaggio USA del Premier Renzi. E’ probabile che, come me, a 0:55′ non ne possiate già più – e dura 4:05′. Ne vale la pena, comunque: il Premier traccia un bilancio del suo viaggio negli Stati Uniti; un viaggio che, solo l’altro ieri, quando il centrosinistra ancora ragionava e si poneva dubbi, sarebbe stato accolto da una valanga di critiche. La visita ai sancta sanctorum della tecnologia e dell’industria USA (alle cui fortune, chissà, contribuisce in qualche modo la storica mortificazione del meglio della nostra industria informatica e automobilistica); il riferimento all’operazione “Mare Nostrum” e ancora più quello alle Nazioni Unite come se l’una e l’altra fossero, in questo momento, risposte sufficienti ed esaurienti ai problemi che sono chiamate ad affrontare. E la beatificazione di Sergio Marchionne, la cui biografia aggiornata, oramai, contiene soltanto il capitolo Fiat-Chrysler: e anche quello, depurato di tutte le ombre.

Non mancano i momenti cult, cominciando dalla pronuncia di “Yahoo” che diventa quasi il marchio di una nota casa produttrice di yoghurt; e le due citazioni “doc” per arricchire il discorso. Della prima, la sola nota d’interesse è che appartiene a Giorgio La Pira, storico sindaco di Firenze: per carità, siamo italiani, non facciamoci mai mancare un po’ d’aria di casa (non si sarà anche portato la pasta, negli States?) . La seconda, che vorrebbe essere la summa non soltanto del viaggio ma di tutti il Renzi-pensiero nonché manifesto dell’azione di governo, una frase di Dag Hammarskjold, segretario generale dell’Onu dal 1953 al 1961, quando morì in un incidente aereo mentre si recava in Congo per risolvere la grave crisi politica in corso (mi tengo la dietrologia per un’altra volta):

“Al  passato, grazie. Al futuro, sì”.

Detta dal defunto segretario Onu, ha un senso preciso e profondo. Detta dall’uomo del cronoprogramma, dei cento giorni che diventano mille, delle segreterie alle sette del mattino, beh, suscita un dubbio: e per il presente?

YAKU’!

THE WALKING PDEAD – Quindicesimo episodio

Sunto sunt:  nella valle incantata di Sbagliate Creanza sta per nascere una larga alleanza. Così convengono gli astanti, lavorare uniti, dialogare tutti quanti. Risolvere problemi, riparare ai torti or che i Cittadini son finalmente.. risorti.

“Non puoi ignorare la volontà popolare”, sibila, con rima involontaria (ma popolare) la non-più-tanto-fidata vice-segretaria Sara all’orecchio del non-più-riconosciuto-Sindaco-smacchiatore Luca. “E’ la volontà del popolo, prima gli interessi della Comunità, prima il bene del paese. La nuova Giunta deve includere tutti i rappresentanti di Sbagliate Creanza. Pensa al futuro. Saremo il laboratorio dell’intera nazione. Apriremo una strada. Verso la nuova società. Verso un futuro migliore”.

Luca non poteva credere alle proprie orecchie: quella collezione di stronzate doveva averla sentita almeno un milione di volte da quando aveva iniziato a fare politica, quindici anni prima. Era un giovane segretario giovanile. Strette di mano e pacche sulle spalle. E grandi visioni del futuro. Sara aveva solo due anni in meno di lui.

“Due anni non giustificano questa totale.. immaturità”, proclamò sciogliendosi dal quasi abbraccio nel quale Sara lo stava avviluppando. Non credeva alle proprie orecchie e non desiderava prestargliele ulteriormente; ma una nuova delusione lo aspettava: con gli occhi, non andava meglio.

La platea della Larga Alleanza era schierata davanti a lui, in fremente attesa, ripetendo come una litania le ultime parole di Sara: “GGBBBLLLuovaaa societàhhh.. MMMMMMMGGGGGHHHHHturo migliorehhhHHGGGG”. Questa era la nuova società? Era questo il futuro? Se era così, beh, il problema diventava davvero far avere ad ogni cittadino un refrigeratore. Per conservarsi.

“Ecco dimostrato perché invecchiando si diventa conservatori”, pensò.

(continua)