SIX-PACK INVERNALE

Six-pack invernale: il gelo e l’oscurità sarebbero alle porte, la temperatura sale e scende come un rollercoaster, il mutamento climatico avanza – e non è l’unica mutazione annunciata. Scenario metaforico o realistico o entrambi? Fate voi; nel frattempo, se questa apocalittica descrizione vi mette freddo posso indicarvi un ristoro ad alta temperatura esattamente QUI, sulla pagina a me intestata del fantastico sito Delos Digital Reporter. Il mio six-pack di racconti per le prestigiose collane “The Tube Exposed” e “Chew-9” presentato e impacchettato nell’elegante grafica del sito. Riscaldatevi con ampia facoltà di scelta, store e sistemi inclusi: Delos, Amazon, Kobo e Google.  (prosegue dopo l’immagine)

Six-Pack invernale, ristoro ad altra gradazione letteraria.

Six-Pack invernale, ristoro ad altra gradazione letteraria.

 

 

Un assaggio? Trailer per “Animali” da “The Tube Exposed” nr. 26:

“Animali. Zombie. Predatori… Dentro il recinto e ovunque….

Da quando gli zombie sono sbucati dalla metropolitana, a Stella, Friedrich e Doc è rimasto solo il Rifugio per cani: quella che prima era un’attività volontaria si trasforma nell’unico modo per andare avanti. Non che sia facile, oppressi da necessità primarie, assediati dagli zombie, odiati e perseguitati dagli Altri. E quanto Tobe, il pastore tedesco amato da Stella, fugge, tutto si complica…”

Un altra sorsata? Trailer per “I Cancelli del Delirio” da “Chew-9” nr. 28:

“Quando i cancelli del delirio si spalancano, entrare non è una scelta, uscire non è un’opzione. E quello che resta in mezzo, eventualmente, è la realtà.

La terrazza di un palazzo misterioso, eretto a sfidare le gigantesche onde di un oceano senza confini; una cella dalle pareti cangianti, nascosta in un tempio; un giardino rigoglioso, adagiato in un cratere lunare. Hannah apre gli occhi e neppure ricorda il suo nome: rimettere insieme i pezzi, poi, sarà soltanto doloroso. Il dolore magnifico e insormontabile del Chew-9, la droga del benessere.”

A questo punto, buona lettura e … Cheers!

SIX-PACK, PER LA SETE DI LETTURA

Il mio personale six-pack: i sei racconti pubblicati in glorioso formato e-book da Delos Digital , così come elegantemente proposti nella pagina dedicata del sito omonimo: in pochi click,  trovate copertina più riassunto più descrizione più link per l’acquisto. Potete scegliere formato e negozio, spaziando da Delos ad  Amazon,  da Lobo a Google (tuttavia, no, e-Mars non c’è ancora, spiacenti. E poi, avete già un lettore in formato Voyager?). Un pacchetto rinfrescante ed energetico, consigliato per la ripresa delle ostilità (pardon, per il rientro dalle vacanze).

NOTA BENE:  quello che qui segue è il LINK per la degustazione. Enjoy.

SIX-PACK
SIX-PACK. Pagina Delos Digital.

 

 

ANDARE AVANTI

Animali – Da quando gli zombie sono sbucati dalla metropolitana, a Stella, Friedrich e Doc è rimasto solo il Rifugio per cani: quella che prima era un’attività volontaria si trasforma nell’unico modo per andare avanti. Non che sia facile, oppressi da necessità primarie, assediati dagli zombie, odiati e perseguitati dagli Altri. E quanto Tobe, il pastore tedesco amato da Stella, fugge, tutto si complica…

Animali. Zombie. Predatori… Dentro il recinto e ovunque…. (reperibili comunque qui e )

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Animali. Zombie. Predatori… Dentro il recinto e ovunque…. Difficile andare avanti.

APOCALYPSE, ZOMBIE

A giudicare dagli avvenimenti tragici che si susseguono ogni giorno, questo particolare genere letterario è sempre meno da considerarsi “evasione pura” al 100%. Non è un mistero, comunque, che da sempre l’Horror riflette le nostre paure individuali e collettive e si fa metafora dei periodi di crisi.  La mia personale versione della metafora è reperibile qui e (consiglio disinteressato, of course).

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THE TALKING DEAD – EP.24: DISCEPOLI E DISCIPLINA

THE TALKING DEAD

Racconto a puntate,  episodio 24: Discepoli e disciplina.

Tra due ali di cadaveri mormoranti, di fedeli risvegliati insieme a fieri miscredenti, il Santo abbandonò la cappella nella quale era stato deposto ben quindici anni prima.

il sole caldo e abbacinante del mattino, esaltato dal biancore dei muri e dei marmi, rivelò il corpo deforme, rigonfio e mutato dell’uomo che in quei paraggi aveva rappresentato, per tutta la propria vita, l’incarnazione dei valori di umiltà e solidarietà. La missione restava la stessa, cambiava il significato di “incarnazione”.

Non le gambe scheletrite ma lunghi e robusti tentacoli, coperti da migliaia di minuscole bocche dentate, permettevano al Santo di muoversi, scivolando lungo il viale pavimentato con un liquido rumore vischioso; sotto la vecchia tonaca si muovevano muscoli e carni non disegnate dalla natura, non presenti all’origine.

Una parte di quelle carni apparteneva alle vittime del pasto appena consumato: non del tutto divorate, in qualche modo fuse in un corpo nuovo: peccatori e peccato assolti per assorbimento. La forma umana restava, sovrastata e schiacciata dalla tremolante metastasi rossastra, umida e sgocciolante. Percorsa da vene rigonfie nelle quali scorreva sangue nero. Mentre sfilava tra le due ali di barcollanti adoratori (qualcuno tentò d’inginocchiarsi, non tutti vi riuscirono senza danni), il Santo – al secolo Don Carlo – parlò. Non mosse le labbra eppure tutti lo udirono distintamente. Non pronunciò parole di senso compiuto, instillando ugualmente in tutti il medesimo pensiero e scopo.

Educare. Fare pulizia. Osservare leggi e precetti. Obbedire. Disciplina. Disciplina. Portate la parola, portate la testimonianza. Colui che non si assoggetta, portatelo a me.

Non fu detto, neppure pensato ma quel ‘portatelo a me’ aveva un significato preciso e uno solo: lo stesso appena dimostrato al sindaco, a Don Angelo, a Giorgio e alla dottoressa.  Prima che il Santo varcasse il cancello del cimitero, diretto (com’era naturale) al Duomo, i discepoli al suo seguito erano già votati all’obiettivo.

Il Paese doveva essere mondato dai suoi peccati e rifondato sui vecchi valori; la comunità doveva tornare alle origini, abbandonare falsi idoli e false comodità. Niente più tecnologia, niente più falsa tolleranza, nessun ozio – solo il giusto e breve riposo necessario dopo lo svolgimento dei propri doveri. Non tutti sarebbero stati subito d’accordo. Ovvio. A loro, però, avrebbe pensato il Santo.

Dopotutto, restava comunque una scelta: o convinti o consumati.

 

 

THE TALKING DEAD, EP.23: CENACOLO (PRIMI PIATTI)

THE TALKING DEAD

Racconto a puntate,  episodio 22: Cenacolo (Primi piatti)

Davanti a loro, il portone della cappella sembrò aprirsi come per magia: in realtà, fu il cadavere sfigurato di Aristide ad accoglierli retrocedendo poi per lasciarli entrare. Quando Don Angelo, Giorgio e la dottoressa furono all’interno, il vecchio custode richiuse l’uscio come aveva già fatto per il sindaco. I nuovi arrivati, nel frattempo, persero inconsapevolmente secondi preziosi per abituare lo sguardo alla penombra.

In apparenza, non c’era nulla di strano. Non più strano di una masnada di cadaveri a spasso per il paese; o dell’allampanato custode che nessuno reputava molto sveglio già da vivo.

Fu uno shock, per Giorgio, quando il volto del sindaco comparve davanti a lui. Non in piedi, bensì dall’alto. Solo la testa.

Una maschera di sangue con gli occhi cavati dalle orbite e la bocca spalancata a una ampiezza innaturale; prima che Giorgio potesse scuotersi dalla paralisi indotta dal terrore, la bocca si spalancò ulteriormente e un nugolo di minuscoli tentacoli carnosi ricoprì il volto del funzionario comunale. Nel volgere di pochi istanti, la carne fu divorata fino a scoprire il teschio.

Don Angelo, primo a entrare nella cappella per dirigersi subito alla tomba scoperchiata  dove credeva di osservare le spoglie del suo predecessore, fu attaccato a sua volta da una ragnatela di tentacoli serpentini e trascinato all’interno del sarcofago. Mentre moriva divorato  ebbe tempo di pentirsi amaramente dei propri peccati confessandoli direttamente al volto mummificato del Santo.

La dottoressa ebbe più tempo per reagire; sospinta dall’energia indotta dalla chimica, afferrò un candelabro a stelo utilizzandolo come arma improvvisata di difesa; impedì ai tentacoli calati dal soffitto di afferrarla e si diresse, mulinando il braccio con il candelabro, verso Aristide. Il cadavere, a sorpresa, fu più veloce di lei: mentre il ferro del candelabro scalfiva il legno robusto della porta, il braccio sinistro di Aristide era già teso in aria, la mano stretta attorno al collo della dottoressa. Una stretta doppiamente mortale.

Quando Aristide tornò ad aprire il portone della cappella, tutti gli altri zombie erano già in attesa, disposti in ordinate file ai lati del viale.

Il Santo stava per uscire.

 

THE TALKING DEAD, EP.22: CENACOLO (ANTIPASTO)

THE TALKING DEAD

Racconto a puntate,  episodio 22: Cenacolo (Antipasto)

Arrivando al cimitero, Giorgio scelse di non ripetere rumorose performance in frenata bensì d’arrestare l’auto dolcemente avendo anche cura di rimanere a distanza di sicurezza dal cancello principale. La luce del giorno appena iniziato disegnava scure sagome esitanti contro le pareti bianche dell’edificio; uomini e donne ridestati dal sonno eterno, corpi violati dal decadimento biologico, energia cosmica richiamata dalle profondità dello spazio.

– Un insulto alle leggi di natura,

bisbigliò Giorgio osservando gli altri due passeggeri dell’auto; Don Angelo, rimasto  a lungo in silenzio durante la notte, decise di fare subito tesoro di quell’osservazione.

– Legge e ordine non sono il tuo campo,  Giorgio. Il vero insulto non è il risveglio dei morti, è il sonno dei vivi.  Entrerai tu per primo?

L’allusione del parroco provocò una smorfia sprezzante da parte del funzionario comunale oltre alla reazione scomposta della dottoressa.

– Io non vengo là dentro. Scordatevelo. Io voglio andare il più lontano possibile da qui!

Con il gesto fluido di un prestigiatore, una bustina bianca apparve nella mano destra di Giorgio.

– Una dose di coraggio per la dottoressa, in arrivo.

Don Angelo scese dalla macchina incamminandosi verso il cimitero; dopo pochi secondi anche gli altri due scesero dal veicolo, affrettando il passo per seguirlo. Il parroco evitò di voltarsi, risparmiandosi la vista della dottoressa Laura Fedeli che si puliva le narici. Contrariamente ai loro timori, i lamentosi errabondi in putrefazione sembrarono ignorarli o comunque evitare di farsi loro incontro: qualcuno sembrò pronunciare qualche parola ma con troppa fatica per essere intelligibile.

Giorgio fu certo d’avere udito la parola “bambino”.

Le urla provenienti dalla cappella distolsero tuttavia la loro attenzione dai viali alberati, attirandoli fatalmente verso quella destinazione.