Multiply5Senses

Il Grande Testimonial s’avvicinò alla vetrata, per osservare il mare, oppresso da una folata d’angoscia. Osservare le onde aveva sempre avuto un effetto calmante, ipnotico, su di lui: ma non in quel momento. Aveva visto i segni. Tutti. C’era inquietudine, nel movimento; c’erano crepe improvvise nella perfetta costruzione armonica della struttura.

Dissidenti.
Davvero?, si chiese a voce alta, nella solitudine di quel luogo, veri dissidenti? Oh, li aveva osservati, aveva studiato ogni postura, ogni tono di voce, ogni tic nervoso. Aveva ascoltato parole che non avrebbe mai creduto di poter sentire, non dal suo popolo; aveva memorizzato le gocce di sudore, i tremiti, persino i pianti. Dissidenti.
No, lui aveva visto i segni ed era tempo d’intervenire.
Scosse la testa, per una volta reticente a sé stesso: era il tempo, sì, ma la decisione era dura, difficile. Non sarebbe stata la prima, comunque; e non intendeva sottrarsi alla responsabilità che aveva assunto: lui era la guida, lui il testimone, lui la luce. Doveva fare quello che doveva essere fatto.
Li avrebbe chiamati, tutti. Tutto il movimento, tutti insieme nello stesso istante: avevano la tecnologia, erano nati con la tecnologia. Comunicare era il verbo, comunicare era l’essenza, la comunicazione multipla era il mezzo: avrebbe parlato, avrebbe chiesto loro di ripetere le sue parole, ripeterle ancora ed ancora, rivolgendosi ai quei “dissidenti” (oh, ma lui li aveva visti davvero). Avrebbe chiesto a tutti di ripetere solo quelle tre parole, un’esortazione, un progetto.
“Uscite da questo corpo”.
Perché il momento era giunto di rivolgersi all’esorcistech.

 

THE WALKING PDEAD – Diciottesimo episodio

Riassunto, mentre la polvere dei secoli si deposita: swiiiiiifffer. (Traduzione: Sbagliate Creanza, 150 anime – effettive – travolte dalla crisi. Anime tormentate, anime risolute a trovare una soluzione. Anime. La carne, in effetti, é scesa di qualità)

“La tua squallida manovra per raggirare la volontà popolare é fallita. Il tuo penoso tentativo di falsare le regole elettorali naufraga davanti alla verità, all’ordine naturale delle cose: finché c’é Movimento, c’é vita. Noi rappresentiamo la nuova società, il cambiamento, la rivoluzione. Siamo più che riformisti, siamo risorti. Tu, invece, sei morto”

“Una logica ineccepibile”, riflette in contingente silenzio Luca. “Ineccepibile, certo, se ti chiudi in bagno da solo a masturbarti”, si risponde, in astinenza d’assenzio. Vorrebbe essere ancora in negozio, nel retro, a miscelare gli ingredienti dello smacchiatore: ce l’aveva quasi fatta, non avesse sbagliato la dose di acido, avrebbe avuto l’arma finale contro lo sporco. Sarebbe stata una rivoluzione. La rivoluzione del bucato.

“Non é tempo di rivoluzioni”, proclama, stoppando con una presa volante di sinistro l’ultimo carpiato autofilettante (coefficiente di difficoltà 3,0) di  Pier Paolo Dito, il leader dei 5 Rotelle. “C’é una crisi che impone soluzioni ragionate ed interventi a tutto campo, senza escludere nessuno. I vostri sette punti interessano solo a voi”

Dito, riuscendo comunque a terminare il salto autofilettante, punta verso di lui un indice alla memoria (nel senso: tende la pargoletta mano ormai ridotta ad un melograno, senza più dita ognor): “Noi? Svegliati, cadavere – noi siamo i Cittadini, noi siamo la società, siamo le vittime del tuo sistema, siamo quelli che hai ridotto in miseria con le tue ruberie”. “Miseria” e “Ruberie”, funzionano, rianimando l’assemblea che s’era temporaneamente assopita. Non che fosse proprio sonno. E neppure temporaneo.

“BBBBWWWaastaah con i politici corrottiiiIIIHHH.. MMMBBBBBAAhhstaaa con la vecchiaaAAHHaaaAAAKKLAaaasseh dirigenteeeMMMGGGHHH.. A casaaahMMMMMGGGutti a MMMMMGGGGGaasah”

“Sei scemo?”, interviene con la consueta, serena lucidità Sara, la sua (in)fedele vice-segretaria: “Cosa vuoi fare, metterti contro i tuoi stessi cittadini? Alienarti dalla realtà? Dobbiamo restare nelle strade, nelle piazze, dove si vive la vita vera!!”

Vita vera? VITA vera? Con un branco di avanguardisti del movimento “si scopron le tombe/si levano i morti/i martiri nostri/son tutti risorti” che dà a lui – a  LUI – del cadavere? Luca conta lentamente da dieci a zero, un buon politico, un buon amministratore sanno quando è il momento di mantenere la calma, di mantenersi lucidi.

“IO sarei un corrotto? Sono quindici anni che lavo i vostri panni sudici, che smacchio le schifezze che vi impastate sulla camicia, sulla giacca, sulla gonna.. vi ho lavato tutti, a prezzi inferiori a quelli di mercato, perché cercavo di aiutarvi, perché capivo la difficoltà.. vi ho smacchiato a secco e quasi a gratis.. risciacquo e centrifuga a prezzo politico.. pantaloni stirati perfettamente in linea.. in linea.. la linea.. una volta,  c’era la linea, c’era un progetto, un obiettivo comune e si seguivano delle regole e ADESSO, adesso venite a dirmi che c’é  la rivoluzione, c’é il movimento, c’é la società nuova MA VI SIETE GUARDATI BENE??”

Si ferma. E’ consapevole: sta sbagliando tutto, prima o poi ci sarà un’altra elezione, i cittadini vanno blanditi, vanno capiti, giustificati, scusati, sempre. Sta sbagliando. MA. Non ne può più – com’é quella vecchia barzelletta? Oh, come si chiamano gli abitanti di Sbagliate? Gli Sbagliati? Beh, lui é il Sindaco. E’ il Primo Sbagliato. E conclude, sullo slancio.

“Vi siete guardati? Siete così nuovi, così bravi, così puliti che l’intera popolazione di insetti ed anellidi di questo paese si sta nutrendo di voi. E se vi rimanesse qualche bulbo oculare, potrei anche andare a caccia di travi”.

“Cacciaaa??”, strilla P.P.Dito, “il Movimento é contrario alla caccia!! La caccia fa parte della vecchia politica, é parte del sistema. Noi aboliremo la caccia ed apriremo ai supermercati”

“Cosa c’entrano i supermercati, adesso?” chiede Luca.

“E’ normale che un politico arrogante e vecchio non capisca i bisogni dei cittadini, i bisogni veri, concreti di ogni giorno. Servono più supermercati perché serve più CARNE. Abbiamo FAME”. E nel dirlo, schiocca la mandibola.

Quella, gli è rimasta. E bella forte.

(continua – meno due al finale di stagione. Non granché, del resto é una stagione morta)