THE TALKING DEAD
Racconto a puntate, episodio 16: Riunione di Consiglio.
Un po’ strana, come riunione, pensò Bruno sfiorando quasi senza accorgersene la guancia destra con la canna della pistola: nel suo pensiero, “strano” non intendeva significare “bizzarro”. Piuttosto, pesante.
Di chiunque si trattasse, i convenuti sembravano appartenere a un’associazione di deambulatori con difficoltà; e qualche problema sembrava anche esserci con le loro voci: a quella distanza non certo proibitiva e nel silenzio afoso della notte gli arrivavano comunque distorte, trascinate e gutturali. Più che una conversazione gli sembrava un lamentoso canto rituale. Uno particolarmente macabro.
Che cazzo. Non sarai mai nessuno se non sei capace di lavorarti la folla, Bruno, ricordò a sé stesso uscendo dal provvisorio riparo della recinzione d’angolo. Come se fosse il gesto più naturale del mondo, infilò la pistola nella cintura dei pantaloni, lasciando la cerniera della giacca appena allacciata in basso. Sorrise, avanzando verso i presenti. Nel contempo, ne verificò il numero: erano otto. Un numero che gli era familiare. Quando fu a meno di due metri dai più vicini e favorito dalla luminosità giallognola dell’unico lampione funzionante, capì il perché.
Quattro assessori, quattro consiglieri. Ruoli differenti, stessa appartenenza politica: tutti fieri avversari della fazione alla quale il Sindaco apparteneva sin da adolescente. I suo storici avversari, protagonisti della storia del territorio. E avevano un’altra caratteristica in comune.
Erano tutti morti.
Forse dovrei fare quattro chiacchiere con Aristide.. o aumentare la copertura per le spese cimiteriali, rifletté Bruno incapace di esprimere a voce alta qualsiasi altro concetto. Li riconosceva tutti, tutti avevano avuto, in bene o in male, importanza e influenza su di lui. Soprattutto la morta che ancora ostentava i lunghi capelli biondi, ora sporchi, ispidi e popolati d’insetti.
Non avevano mai condiviso una mozione ma un letto, sì e più d’una volta. La differenza di età non li aveva mai ostacolati, anzi: una buona copertura, nel caso. Nessuno aveva mai sospettato di loro. Bruno pensò che dovesse trattarsi d’una disgustosa mascherata, un lurido espediente per qualcosa. Certo, puzzavano in modo terribile e avevano l’aspetto di cibo mal conservato; tuttavia, non poteva essere vero. Qualcuno voleva farsi beffe di lui.
Poi, lei si avvicinò, portandosi con il viso a pochi centimetri da quello del Sindaco. Sollevò una mano incartapecorita e tremante e percorse la guancia di Bruno con un gesto così preciso, così familiare che l’uomo avvertì un brivido gelato scaricarsi dalla nuca alla colonna vertebrale come un fulmine. Prima che potesse reagire, la defunta appoggiò quello che restava delle labbra carnose d’un tempo sulla bocca di Bruno, baciandolo. L’odore di decomposizione era insopportabile così come il guizzo gelatinoso della lingua marcita; eppure, sopra e oltre il disgusto, Bruno riconobbe il gesto, la posa, quel modo di baciare. Era lei, era davvero lei: nessuno avrebbe mai potuto imitarla così bene. Questa era l’informazione di cui aveva bisogno per prendere la decisione giusta, immediata. Bruno era famoso per la sua capacità di decidere in fretta.
Quindi, mentre ancora si baciavano sollevò la pistola all’altezza della tempia di lei e fece fuoco.
Sorry, dolcezza. E’ la seconda volta che me lo fai fare.