THE TALKING DEAD
racconto a puntate
episodio 3
Arretrò, brandendo la croce che portava al collo – dopo averla quasi strappata via nello sfilare la catenina – con mano tremante. I cadaveri lo stavano osservando senza muoversi, la testa leggermente piegata di lato come cani pazienti.
Cani infernali. Cosa avrebbero voluto fargli?
Come il personaggio di qualche film di serie B, mentre era intento a esorcizzare (Lui? Dentro di sé sapeva, al caso, d’essere il primo a necessitare d’un buon esorcismo) quell’abominio, inciampò, cadendo all’indietro. Un inglorioso atterraggio sulle arrotondate natiche offese il suo Io ma salvò, tutto sommato, la schiena da danni peggiori. A quel punto, il cadavere-donna mosse un passo in avanti. E una mano.
Come volesse aiutarlo a rialzarsi.
L’uomo (quello cosiddetto vivo) impugnava ancora la minuscola croce, perciò riprese la medesima azione: brandire il simbolo di tutto ciò che era (o avrebbe dovuto essere) Sacro, continuando ad arretrare. Solo che questa volta lo stava facendo da terra, strisciando e scalciando. La polvere della strada, mischiata a quella degli stivali, danzò in aria con pigra inerzia, perlopiù riversandosi verso le narici e la bocca spalancata dell’uomo.
La donna ritrasse la mano, perdendo nell’azione un buon quantitativo di vermi e qualche minuscolo brandello di carne molliccia e marcia. Dalla postura, si sarebbe detto che un’espressione di stupore le si era dipinta in viso; se avesse ancora avuto un viso, naturalmente. Per questo, quando aprì la bocca, l’uomo terrorizzato non vide le labbra, peraltro rinsecchite e violacee, ma il biancore della mandibola che si spostava, tirando lembi di carne infestata da parassiti banchettanti.
– mmmgghh.. mmgbinohh.. baaah… mggh.. baahhmmbinoooh.
Aveva detto “BAMBINO”?