THE WALKING PDEAD – Diciassettesimo episodio

Riassunto, dall’inizio: prendete un giovane Segretario, di professione tintore, impegnato a vincere un’elezione e distillare un nuovo, potente smacchiatore. Mescolate, sbagliando le dosi, proprio come lui. Bang. A questo punto, svegliatevi in ospedale, senza sapere che sono passate due settimane e, nel frattempo, il mondo – almeno il vostro – si è capovolto. E che le elezioni, era meglio perderle.

Non vola una mosca, nell’aula di scienze della vecchia scuola elementare. Sono tutte posate, infatti, sulle avvizzite fattezze dei cittadini di Sbagliate Creanza, fanno oramai parte di loro: sono cittadini ronzanti. A loro modo, soddisfatte della situazione.

Non vola una mosca ed il sole sta tramontando, le ormai lise tende di tela grezza grigioverde lasciano trapelare lance di luce dorata, tendente all’imbrunire. Un soffuso disegno diagonale che gioca con le fattezze severe – genere: mummificato – dei presenti. Gioca con i capelli ramati di Sara, il cui vivace incarnato contrasta – genere: opposizione continua – con il livido pallore generale. Gioca con le orbide incavate di Pier Paolo Dito, il giovane skater, il nuovo che avanza, il rappresentante del Movimento  5 Rotelle. Nel gioco di luci tagliate ed ombre diffuse, la sua espressione non è decifrabile con facilità ma si potrebbe dire che stia ridendo.

Del resto, gli si è appena staccata una guancia, la sinistra. Gli rimane la destra, un pochino gonfia – ma é sempre un bel ragazzo. Ha le sue ammiratrici, pronte a staccarsi i capelli per lui. Cadrebbero, comunque.

Non vola una mosca, quindi, ma alte volano le proposte dei neo-assessori incaricati. Tutte, peraltro accomunate da un dato: prevalentemente intese a favorire una ed una sola parte della comunità, per quanto, al momento, numericamente preponderante. Il nuovamente Sindaco Luca (neppure lui saprebbe dire come e perché ed il taglio di luce gli arriva dritto negli occhi, rendendogli difficile distinguere quelle traballanti ombre assiepate davanti a lui) sa che é arrivato il suo momento, la  parola é a lui, per l’ultima proposta, per completare il programma in otto punti. Non é che non trovi le parole. Non riesce proprio ad esprimere un’idea. Quel consesso tanto programmaticamente determinato quanto biologicamente in decadimento sta per sovvertire il naturale ordine delle cose come se mai ne fosse esistito uno. Le nuove regole altro non sono che la funebre parodia di quelle vecchie. In nome della comunità. In nome del nuovo. Riforme e progresso.

“Ma se nemmeno il sole si decide a tramontare”, pensa tra sé, lo stomaco perforato dall’acidità, “se nessuno é mai veramente morto, se nulla é mai davvero rimesso a nuovo.. qui fuori ci sono i ponteggi, da dodici anni. Lavori di ristrutturazione mai iniziati.  Questo posto ha qualcosa di sbagliato.. é iniziato tutto qui ma non é qui che finirà.. questi possono andare avanti per altri cento anni, a finire..”

E’ sopraffatto dalla disperazione, si sente inadatto, fuori luogo: lui é diverso, troppo diverso da tutti gli altri, eppure sono i suoi compaesani, i suoi clienti, suoi colleghi di partito, suoi familiari – più o meno stretti. Alcuni, non li vedeva da anni: del resto, erano – temporaneamente – collocati a eterno riposo. Eppure, proprio in quel frangente, proprio quando é sul punto di abbandonare, lo coglie l’idea, l’ispirazione generata dal dubbio. E’ molto semplice: se si é usciti dal giusto binario, l’unica soluzione é ripartire dall’inizio. Ora si sente pronto, ora ha la sua proposta.

“Punto otto del programma: revisione dei criteri di eleggibilità. Poiché il nostro statuto afferma che i partiti non possono tesserare i morti, allo stesso modo non sarà possibile candidare ed eleggere i risorti”.

Stringe gli occhi, più per affrontare la reazione della platea che per il fastidio della luce. Pensa di essere preparato ma ancora una volta l’evoluente Pier Paolo Dito lo sorprende, portando il dibattito su un terreno imprevisto. Con la semplicità di una piroetta.

“I partiti, no, certo. Ma i movimenti, sì: finché c’é Movimento, c’é vita. E’ l’ordine naturale”

(continua – meno tre al finale di stagione. Tranquilli: nessuno muore, in questa serie. E se muore, beh, ritorna..)

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Nato a Milano nel 1960, diploma di Ragioniere, dal 1981 dipendente di quello che attualmente è uno dei principali gruppi bancari europei - questo, per la superficie. Al di sotto (o di lato), prova a scrivere e disegnare fumetti, sceneggiature per corto e lungometraggi, fino a quando la (quasi per gioco) partecipazione ad un concorso letterario estero per racconti brevi si conclude con un successo: primo premio al 1° Concorso Internazionale di Letteratura Fantastica della Repubblica di San Marino (1997), successo ripetuto nella terza edizione (1999). Più difficile essere profeti in Patria ma dopo debita serie di tentativi a vuoto pubblica il primo full-lenght (romanzo, insomma) nel 2004, "Extreme Defence" cui fa seguito, a maggio 2012 un prequel: "Extreme Defence: Sandriders" (Caosfera Editore). A luglio 2012 ripubblica "Extreme Defence" in versione e-book - e non solo perchè possiede già da anni un Kindle.