THE WALKING PDEAD – Finale della stagione uno

Riassunto finale: il non più sindaco, non più segretario ed ancora tintore (ma senza smacchiatore) Luca decide di abbandonare il campo, sopraffatto dai cambiamenti profondi intervenuti nel corpo vivo (ma anche no) della società. Qualcosa in lui gli urla di restare, di provare, di cercare un terreno di condivisione. Qualcos’altro, gli urla e basta.

Il tramonto è una lama di luce infernale, oro e rosso lambiti dal viola dell’oscurità che avanza, come il nuovo – e con altrettanta, indolente, indifferenza. Il chiarore sempre più fioco che filtra dalle consumate tende dell’aula di scienze è comunque sufficiente per trasformare la scena all’interno in un gioco di orrore psichedelico: le fattezze sempre meno composte (ops) dei cittadini di Sbagliate Creanza tracciate da rapidi riflessi cremisi, schegge di luce sanguigna che descrivono carni coperte di sangue e schegge d’osso fuoriuscite. “Dev’essere l’anticamera della Pubblica Amministrazione infernale”, pensa Luca mentre si dirige verso la porta dell’aula, facendosi strada tra di ali di folli, pardon: di folla. Ancora tre metri, ancora due, ancora..

E’ una scena al rallentatore: lui cammina e cammina, avanza, eppure la porta rimane sempre a due metri. Le due ali di folla sembrano allungarsi, oscillando avanti ed indietro come onde, una mareggiata di carne marcia. Luca non sente più le gambe ma è consapevole di muoversi, cerca di accelerare il passo, quasi si mette a correre. Se solo sentisse le gambe. All’improvviso, Pier Paolo Dito è accanto a lui, bisbiglia al suo orecchio, un alito caldo e maleolente come tombini scoperchiati in agosto.

“Dove pensi di andare, il tuo posto è qui, devi pagare per quello che hai fatto, devi rispondere degli ultimi venti anni di pessima amministrazione, tu e tutti i dinosauri come te avete fatto di questo paese quello che è ora”, sibila con voce che improvvisamente si è fatta roca e acida come l’alito. Luca solleva un braccio cercando di allontanare l’interlocutore (il braccio sale, si stende, piano, piaaaaano e Dito è sempre lì, sempre vicino. Sembra persino più grande di quello che è. Ha bisogno di ridimensionarsi, pensa Luca). “Dov’è il problema? Ci sei tu, c’è il movimento, voi avete tutte le risposte – mettiti al mio posto e fammi vedere. Vediamo come te la cavi quando non si tratta di chiacchierare ma di agire. Vuoi governare? Governa. E comunque, non è a causa mia che il paese è ridotto… così”, risponde Luca, una mano finalmente serrata intorno alla maniglia della porta.

E’ questione d’un attimo. L’universo torna veloce, troppo veloce. Pier Paolo scatta in avanti con la testa mentre ancora Luca sta abbassando la maniglia. Scatta a denti aperti, raggiunge la spalla di Luca: non ha più labbra ma i denti sono buoni, sono aguzzi, strappano la camicia, lacerano la pelle, affondano nella carne. Luca urla, divincolandosi. Si libera ma una vistosa chiazza di rosso sta affiorando da sotto.

“Mi hai morso! MI HAI MORSO!”, urla, impaurito ed incurante dell’ovvietà di quell’affermazione. Anche se, in politica, nulla è mai davvero ovvio e poco, davvero poco, è oggettivo. Infatti, Dito allarga le braccia, rivolgendosi ai cittadini con espressione stupefatta (è davvero bravo, difficile assumere un’espressione convincente con solo metà faccia).

“Io? Non sono io ad averlo morso – è lui ad avermi costretto! Se siamo così, è per colpa sua, è praticamente lui ad avere messo la sua spalla tra i miei denti. Sei tu, che ci obblighi a farti questo. E poi, ancora non l’hai capito?”

Non è il dolore alla spalla lacerata, quello che all’improvviso crea una stalattite di gelo nello stomaco di Luca, non è nemmeno la paura che il morso possa infettarlo. C’è anche quella, tuttavia è proprio l’ultima affermazione di Pier Paolo a colpirlo come una martellata, ‘ancora non hai capito’. “Capito, cosa?”, domanda, già temendo di conoscere la risposta.

“Lo smacchiatore. Il tuo fottuto smacchiatore. Sono stati i vapori dell’esplosione a fare.. questo!!”

Qualcosa dentro Luca urla che non è vero. Qualcos’altro sussurra che, perché no, non si può pasticciare con la chimica – e con la politica, e con la società – senza creare mostri. Scuote la testa. Un fiotto d’acida nausea gli allaga la gola. La porta è aperta, non sa come: si volta e percorre il corridoio, di corsa, di corsa, a perdifiato. Ignorando i cittadini che lo inseguono. Sono lenti. Troppo lenti. E adesso?

La fattoria abbandonata, non sa neppure come ci è arrivato, non sa quante volte è caduto correndo in modo scomposto, sa soltanto d’avere decine di graffi addosso ed una ferita che potrebbe essere non soltanto infetta. Potrebbe essere la sorgente d’una trasformazione che lui proprio non ha voglia di subire. Non così. Si può cambiare, si deve cambiare, adattarsi ai cambiamenti – ma non a morsi. Deve fare qualcosa, deve..

Il capanno degli attrezzi è lì davanti a lui, una risposta ad una preghiera inespressa; entra e vede subito l’accetta, l’afferra, la soppesa, cerca il coraggio. E’ l’unica soluzione, l’unica via d’uscita. E poi ricominciare. Quante volte l’ha detto, quante volte ha ricominciato? Solleva l’accetta, stende il braccio ferito: non è la spalla, è il bicipite. Bene. Un taglio netto e si ricomincia. Esita, qualcosa lo disturba nell’idea che un progresso possa derivare da una mutilazione. C’è qualcosa di sbagliato. Accetta in alto. Braccio in basso. Chiude gli occhi, un ultimo pensiero prima di amputare.

“Si chiude una stagione”

(fine della prima stagione. Alzate le mani rimaste se volete la seconda)

Published by

metallicleft

Nato a Milano nel 1960, diploma di Ragioniere, dal 1981 dipendente di quello che attualmente è uno dei principali gruppi bancari europei - questo, per la superficie. Al di sotto (o di lato), prova a scrivere e disegnare fumetti, sceneggiature per corto e lungometraggi, fino a quando la (quasi per gioco) partecipazione ad un concorso letterario estero per racconti brevi si conclude con un successo: primo premio al 1° Concorso Internazionale di Letteratura Fantastica della Repubblica di San Marino (1997), successo ripetuto nella terza edizione (1999). Più difficile essere profeti in Patria ma dopo debita serie di tentativi a vuoto pubblica il primo full-lenght (romanzo, insomma) nel 2004, "Extreme Defence" cui fa seguito, a maggio 2012 un prequel: "Extreme Defence: Sandriders" (Caosfera Editore). A luglio 2012 ripubblica "Extreme Defence" in versione e-book - e non solo perchè possiede già da anni un Kindle.