Riassunto? Tutto sembra sbagliato, a Sbagliate Creanza: la gente, le situazioni – persino lo smacchiatore, esploso in faccia al giovane segretario del locale partito Prog-Rif (non è un genere musicale). Ma nella vita, a volte, le cose si sistemano da sole.
La strada per ritornare a casa è ancora lunga, nonostante il territorio di Sbagliate non sia così grande; Luca percorre la strada principale, l’antica Via della Fabbrica, poi diventata Via della Libertà, quindi Via XXV Aprile, rimpiazzata da Viale delle Rimembranze Pacificate e di nuovo battezzata Via dei Martiri Unificati. E’ lunga la strada, sotto il sole cocente, osservato da crocchi di compaesani che non riconosce – o che, invece, riconosce nonostante mostrino qualche segno di lieve decomposizione.
L’aria è pesante, gli uccelli volano alto – ma solo per trovare sollievo al tanfo. Luca non trova sollievo, non vede l’ora di riabbracciare moglie e figlio. Di colpo, tuttavia, una sagoma familiare e confortante: la sede del partito Progressista Riformista Operaista Territoriale, il vecchio circolo del P.R.O.T.
Non sarà una deviazione inutile, non una perdita di tempo: ha bisogno di ritrovarsi, di scaricare la tensione, condividere le sue emozioni con gli iscritti, con i simpatizzanti. Insomma, i prottiani. Di slancio, varca la soglia.
La prima cosa che nota, è la nuova targa sulla porta. Il nome non sembra diverso, eppure ad una seconda occhiata il giovane segretario si rende conto che il circolo è cambiato da “Eroi della Resistenza” a “E noi della Ri-esistenza”. Scuote la testa, affretta il passo tra le stanze del circolo (tre locali più servizio con democratica e solidale turca) ma una sola persona è presente: Sara, la sua vice, la rappresentante della corrente di minoranza, i Rianimatori.
Con sollievo, Luca s’accorge che Sara non è cambiata: la stessa simpatica maglietta con la scritta “ridiamo ossigeno a questo partito asfittico”, gli stessi capelli arruffati che scioperano per uno shampoo. E sul viso gentile, la solita espressione che dice “Jeez, sto per vomitare”. Infine, la voce, la melodiosa voce da tabagista con cui lo saluta..
“Ah, era ora che ti facessi vedere, dove kazzo sei stato?”
Luca vorrebbe spiegare, raccontare, un fiume di parole sorge dalla sua gola ma Sara è una Grande Opera Pubblica deliberata e messa in atto. Una diga, insomma.
“No, kazzo, abbiamo vinto le elezioni, hai presente? Ricordi chi era il candidato sindaco? Magari un certo fannullone fissato con gli smacchiatori? Non stare li impalato a guardarmi, devi scegliere gli assessori, deficiente!!”
“Ma..”, balbetta Luca, cercando di riprendersi dall’afflato di tutto quel calore, “ma.. qui non c’è nessuno.. chi scelgo? E poi, gli amici.. gli elettori.. i cittadini..”
Sara è una vera rianimatrice: dura, pura e si-cura. La sua non è una risposta, è un programma in atto. “Guarda fuori. Eri in mezzo a loro, gli hai anche parlato. Sono i tuoi cittadini, Sindaco”
Luca non riesce ad evitare una caduta nel banale: “Ma sono.. sono tutti.. insomma, puzzano anche!!”
“E allora? E’ il popolo e non sei tu a scegliere loro. Loro, hanno scelto te. Ricorda gli otto punti del programma”
Ed è in quel momento che il segretario ora sindaco comprende che l’importanza e la vitale (ops) necessità del programma sono vanificate proprio dalla ristrettezza del numero. I problemi di Sbagliate Creanza non possono essere contenuti soltanto in otto.
Ne servono molti di più, di punti di sutura.
(continua)