[banner network=”altervista”]Riassunto: a Sbagliate Creanza si sono svolte le elezioni ma il giovane segretario tintore ne ignora l’esito. Soprattutto, ignora cosa ne sia stato del rispetto delle regole..
“NO, non hai vinto”, prorompe Luca, spazientito, all’indirizzo di Pier Paolo Dito che, imperterrito, continua ad evoluire sullo skate: curva, piroetta, salto, frenata. Frenata.
“Cioè, come? Ho un voto, gli altri, bianco. Tutti occhi bianchi. C’è un solo voto ed è mio. Ho vinto”. A queste parole, il gruppo di votanti si ricompatta, mormorando e gorgogliando. Luca punta un dito contro Dito.
“Errore. La votazione è da ripetere, non si è formata una maggioranza. Qualsiasi cosa stiate votando qui, in qualsiasi circostanza, la Democrazia ha bisogno di maggioranze decise, nette. SALDE”. (Nel momento in cui pronuncia questa parola, Luca si guarda attorno: ce ne fosse uno, che non barcolla e non perde pezzi. Va bene. E’ la Democrazia: imprecisa).
Dito non smette di evoluire, convinto invece di evolvere. Tuttavia, riflette – Luca può vedere la sottile ruga sulla fronte del ragazzo, un segno inequivocabile di pensiero. Poi, Dito gli si avvicina e Luca capisce che la ruga è in realtà una cicatrice. Caduta con lo skate.
“Non si può rifare la votazione”, annuncia in tono grave il ragazzo. “E perché?”, ribatte Luca. “Perché non ci sono più occhi, ecco perché!”
Luca si volta: una sessantina di orbite cave lo osserva con curiosità. Con cecità. Anche con cavità. Lui capisce: è uno di quei momenti in cui il Politico deve trovare la soluzione, mettere insieme i pezzi – magari in senso metaforico, pensa, mentre un braccio si stacca e cade a terra – salvaguardare l’interesse della Comunità senza sacrificare l’individuo. Riflette. Ragiona. Raggiunge un accordo con sé stesso: è un buon accordo, si può provare.
“Facciamo così: usate i pollici. Pollice destro per te, pollice sinistro per l’altro candidato. Eh?”. La proposta ottiene l’immediato gorgoglio di approvazione dell’assemblea; Dito si trincera dietro una smorfia, poi cede. “Pollice. Ok, va bene. Si rifà”.
La donna con urna e fascia riprende il proprio posto al centro del gruppo. Parte una entusiastica ed affrettata corsa a mozzarsi il pollice, destro o sinistro a seconda dell’opinione. Dito risale sullo skate, forse deciso ad astenersi.
In un democratico tripudio di morsi affamati e schizzi di sangue, Luca si allontana. Decisamente, quella non è l’assemblea che fa per lui. Percorsi pochi passi, però, si accorge d’avere sottovalutato un problema fondamentale.
“Ma.. una volta staccati, come si distingue destro da sinistro?”
(continua)