Sunto: Luca capisce che il Nuovo Giorno è arrivato. E con esso la Nuova Democrazia che nasce già adulta. Pure troppo.
I cittadini di Sbagliate Creanza si sono radunati davanti alla sede del P.R.O.T., il partito vincitore delle elezioni. Vincitore ma non assoluto: mentre esce dalla sede per parlare con la cittadinanza, il segretario ora Sindaco legge la tabella con i risultati.
Partito Progressista Riformista Operaista Territoriale: 33,5%; Unione Nazionale Conservatori Liberali Etici: 33,1%; Movimento Cinque Rotelle: 33,4%
“Un risultato limpido. Siamo nettamente il primo partito, la cittadinanza ha espresso un orientamento chiaro”, ragiona tra sé Luca, avvertendo, stranamente, l’esigenza di liberare una risata isterica. Si controlla. Ora è il Sindaco, il Primo Cittadino di tutti – senza differenze di colore. Di censo. Di fede.
O di elettroencefalogramma.
“Cittadini”, esordisce, allargando le braccia ad includere tutti (barcollanti o meno), “il risultato elettorale mi conferisce l’onere ed il privilegio di formare il nuovo governo del paese”. Un esordio classico, da manuale; di solito, a questo inciso segue l’altrettanto classico applauso d’incoraggiamento. Invece, non accade, per due motivi, precisi come il risultato delle votazioni:
1) una buona metà dell’uditorio è priva di almeno una mano;
2) la maggioranza dei presenti preferisce esprimere il proprio gradimento con una serie d’inarticolati lamenti e gorgoglii.
Luca si domanda come distinguere i lamenti di approvazione da quelli in dissenso, poi decide di proseguire. Un buon politico impara a capire la folla, gli umori, il momento. Anche i momenti morti, pensa.
“Cittadini, Sbagliate Creanza ha bisogno di risposte, non più di domande. I problemi sono molti ma li affronteremo insieme e li supereremo insieme. E daremo priorità alle vere priorità, alle riforme urgenti, alle necessità concrete. Come, ad esempio, la nostra scuola elementare..”. Infervorato dal discorso, solleva lo sguardo e punta un braccio ad indicare il vetusto edificio dove tutti – tutti – i Creanzoli Sbagliati hanno studiato.
E proprio in quel momento, lo coglie un’autentica folgorazione.
La scuola elementare. Un edificio cadente, al limite del pericolante; con un organico ridotto ad un solo preside, un solo insegnante, un solo bidello – una sola persona, insomma, che assume tutte le funzioni. Con arredi anteguerra (la Prima), condizioni igieniche precarie, vetri tristemente sporchi o allegramente rotti. La scuola.
Le votazioni si sono svolte lì. Gli elettori, un tempo studenti, sono entrati nella cabina elettorale, posta nel seggio elettorale, collocato all’interno della scuola cadente – e ne sono usciti in quel modo. E’ tale la folgorazione che Luca, finalmente, avverte puzza di bruciato.
Ed inizia a distinguere il filo rosso che lega ogni cosa.
(continua)