Meglio Ius Soli che male accompagnati (dalla badante)

Che profondità di pensiero, che modernità di concetti, quale scioltezza intellettuale: l’articolo di quest’oggi firmato sul “Corriere” dal Professor Giovanni Sartori sciorina concetti di tale levatezza da provocare le vertigini ad un cittadino rozzo e malaccorto come me. Rivolgendosi al Ministro per l’integrazione, Signora Kyenge Kashetu (persona alla quale, sin dalla nomina, pochi commentatori, invero, hanno prestato attenzione), impartisce una lectio magistralis in tema di integrazione. Dopo essersi con sincero stupore domandato “cosa ne sa di ‘integrazione’, di ius soli e correlativamente di ius sanguinis” una persona che è “nata in Congo, si è laureata in Italia in medicina e si è specializzata in oculistica”, il Professore mette il dito nella piaga: detto che “la nostra oculista” non ha letto il suo seminale trattato “Pluralismo, Multiculturalismo e Estranei”, che la Sinistra “avendo perso la sua ideologia ha sposato la causa (ritenuta illuminata e progressista) delle porte aperte a tutti”, chiesto “quanti sono gli immigrati che battono le strade e le rendono pericolose”, Sartori punta il dito contro “la brava Ministra” ed ammonisce: “se lo Stato italiano le dà i soldi, si compri un dizionarietto e scoprirà che ‘meticcio’ significa persona nata da genitore di razze (etnie) diverse”.

Non posso che inchinarmi davanti a siffatta capacità di analisi, serena e critica, la lama di un bisturi intellettuale. Sorprende davvero la competenza estesa in materia di integrazione, considerando che il Professore è nato in Italia, si è laureato in Scienze Politiche e Sociali e si è specializzato in Storia della Filosofia Moderna, oltre che nel riempire alcuni spazi giornalistici altrimenti destinati a triste vacuità. Che dire? Un brano da meditare, una luce, anzi: il plenilunio in una serena Notte dei Cristalli.

Consiglio finale per “la nostra oculista”: se lo Stato le dà i soldi, non manchi di comprare l’opera omnia del Professore. A fascicoli, in edicola con il Corriere. Insomma, integrazione e marketing: è per la crescita (culturale) del Paese.