NO FAIR-PLAY

Domattina, gli sportelli bancari riapriranno secondo il consueto orario. Lo sciopero dello scorso 31/10, secondo i dati pubblicati dalle organizzazioni sindacali, è pienamente riuscito, con una percentuale di adesione che oscilla tra l’85 ed il 90%. Domattina, tuttavia, non sarà il caso di riprendere come se nulla fosse o come se il peggio fosse passato. Una citazione illuminante, da un articolo comparso sul tri-quotidiano “Nazione/Carlino/Giorno” lo scorso 27/10:

“Inoltre il totale delle ‘sofferenze’ bancarie, sempre a Giugno, ammonta a quasi 133 miliardi di euro. Si tratta di numeri giganteschi, davvero impressionanti, che rendono molto evidente un fenomeno ormai di massa, sociale, e che rischia, se non arginato con misure urgenti e strutturali, di schiacciare l’economia produttiva italiana di ogni genere, dalle imprese manifatturiere, alle famiglie, alle banche che sono più che mai strettamente connesse in questa grave crisi”.

Affermazione precisa, documentata, condivisibile. MA. Chi ha scritto questo inciso? Un economista liberale pentito? Un sindacalista di base? Un pensoso editorialista progressista? Chi parla di “fenomeno ormai di massa, sociale” che può schiacciare l’economia del paese? Risposta: il Dott.Antonio Patuelli, editorialista del giornale MA ANCHE Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (ed in tale veste, firma l’articolo).

Peccato che, nella stessa veste di Presidente dell’ABI, voglia aggiungere 19.000 unità familiari al numero già alto che compone un terzo delle vittime della crisi (gli altri due terzi, come enunciato sono imprese e banche). 19.000 unità familiari il cui costo ABI vorrebbe scaricare magari interamente sullo Stato, attraverso il ricorso alla cassa integrazione. Come se poco più di un anno fa non si stesse discutendo della cifra di 1.500.000 euro necessaria (ma introvabile) per confermare la CIG dei successivi sei mesi..

Una contraddizione davvero originale, focalizzare il problema da un lato ed aggravarlo dall’altro. Certo, l’articolo è di quattro giorni antecedente allo sciopero; è facile tuttavia prevedere che anche con il 92% di filiali chiuse, ABI voglia proseguire su questa ecumenica strada di smantellamento del settore, mostrando pubblicamente la faccia seria e quasi rattristata al pensiero della grave crisi sociale mentre, sul fronte interno, procede a colpi di machete, sempre sociale, per recuperare liquidità.

Per questo, domattina, si riaprirà secondo i consueti orari MA con la consapevolezza che la discussione è appena iniziata e di iniziative di sciopero ne dovranno seguire altre – e non solo: urge chiamare in causa il terzo, indispensabile attore, l’arbitro. Il Governo. O il Ministero dell’Economia e delle Finanze è già lietamente disposto ad accollarsi un altro grave costo? Peraltro, pur invocando l’intervento dell’arbitro, sia chiara una cosa: insieme al contratto, è disdetto anche il fair-play. Solo entrate a gamba tesa: se prendiamo palla, è meglio.