Silent running

”Non temo la scissione, sono preoccupato del rischio di un abbandono silenzioso. Il nostro e’ un partito plurale, se dovesse somigliare alla Democrazia cristiana dei signori delle tessere, ho l’impressione che una parte dei nostri iscritti non si sentirebbe più a casa sua”

Se, a questo punto, citassi l’autore di questa affermazione, voltereste immediatamente pagina, suppongo. Sbagliando, a mio parere; solo una questione di pregiudizio. Tuttavia, non è per questo che vi lascerò comunque indovinare. Rivendico, nel mio piccolo, di stare rimuginando il medesimo concetto già da parecchio tempo, addirittura dal precedente – ed ugualmente penoso – congresso del partito al quale ancora sono iscritto. Ancora – ma non so sino a quando. Non temo tanto i signori delle tessere (che ci sono, oggi come ieri), temo l’irrimediabile perdita di un metodo, di un merito, di un’etica politica; temo un deficit di democrazia proprio mentre si proclama la massima apertura, la massima trasparenza. Temo il vuoto d’aria di un rinnovamento, l’ennesimo, che sta solo nelle parole e nell’immagine; zero concetti, zero volontà vera di ribaltare la società attuale. E rassicuranti pacche sulle spalle a questo paese per giustificarne, ancora una volta, il comodo crogiolo di pigri e condivisi difetti. E avanti con il mantra: rinnovamento, ripartenza, vincere. Come fosse, davvero, solo una gara sportiva.

Comunque devo aspettare. Anche se i petali di rose sono già, quotidianamente, lanciati in aria a lastricare la strada del vincitore annunciato, c’è ancora tempo prima della proclamazione del nuovo console – scusate, del nuovo segretario. Tempo, per me, di una battaglia probabilmente perdente: e lì, in silenzio, senza scissioni, senza farla tanto lunga, restituirò la tessera. Che non significa abbandonare il campo. Non significa passare da un’altra parte.

Significa soltanto avere un altro, ben più alto, concetto del termine ‘lealtà’.

P.s.: lo so, penserete tutti che in realtà ho scherzato, era solo un game per invitarvi a trovare la citazione cinematografica (c’è, ed è calzante). Tranquilli. Ve l’ho detto. Ora, esco: non c’è bisogno di ricordarmi di non sbattere la porta.

La Fiera delle Mozioni

Ultimissime dal laboratorio politico del PD: è nata la mozione “Poi Vediamo”. Ora, anche se il mio senso dell’umorismo è talmente sviluppato da costituire spesso un problema più che una soluzione, non sempre riesco a prenderla con spirito proprio, diciamo, filosofico. Se poi si tratta di politica, ambito nel quale la filosofia non avrebbe mai dovuto entrare, a volte la prendo proprio in acido. Quindi, non riesco a digerire la mozione “poi vediamo”, anche se pure io mi domando – come gli estensori di questo nuovo spiffero (dovrei chiamarlo “corrente”?) quale sia davvero l’importanza della questione “segretario e/o candidato premier”. Non ci sto perché anche questo dimostra quanto nel PD si sia lontani, persino nella comunicazione ludica, da quello che un partito moderno dovrebbe essere: serio e non serioso, votato all’affidabilità anche a scapito della meravigliosa visibilità personale, moderno e non modernizzante, giovane nelle idee e nel linguaggio senza scimmiottare penosamente linguaggi che non sa governare. Un partito che sia ‘democratico’ in quanto unione e superamento delle tre grandi culture che l’hanno fondato, una sintesi a NUOVO. Un partito del “vediamo subito” e – soprattutto – un partito plurale, non una sfilata di leader trendy e vanitosi (qui infilo il mio sostegno al ‘demodé’ Cuperlo. Quanti si ricordano che fu lui, forse, il primo in assoluto a citare quel passaggio di Saba sull’ “uccidere i padri” – ed in quale circostanza?). Un partito che faccia il proprio lavoro, insomma, non che si perda nella sterile rivendicazione del passato e dei territori interni: un partito che non abbia più la cinica abitudine a “ripartire” (quante “ripartenze” abbiamo già fatto? Ma cosa siamo, una moto usata?) ma che, semplicemente, continui.
Capisco che esagero: pretendo troppo. Per un risultato del genere, occorre minimo minimo un’altra mozione – ma in politica mi hanno insegnato la necessità della critica costruttiva, non mi tiro indietro. Presento anch’io la mia mozione, conseguente all’idea di partito che propugno. E dato quello che ho scritto, non può che essere la mozione “Total Recall”.
Ci serve un programma nuovo..

Comunicazione di servizio # 6

Si informano i gentili elettori che non è democratico minacciare di espulsione dal partito chiunque si trovasse a dissentire da una decisione presa a maggioranza; pertanto, chi ritenesse di non votare la fiducia al nuovo governo lo potrà fare, in tutta serenità.

Si raccomanda, successivamente, di utilizzare la scusa della seminfermità mentale.